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L’accoglienza dei rifugiati ucraini in Moldavia, i volontari padovani sul campo

I volontari padovani di Associazione Cooperazione e Solidarietà, insieme ai milanesi di Mutuo Soccorso, hanno parlato con le figure moldave in prima linea nella gestione dell’accoglienza dei rifugiati ucraini nella capitale, a Chisinau

L’associazione padovana e quella milanese sono entrate nella seconda fase della missione umanitaria che tre settimane fa le aveva portate sul confine rumeno-ucraino e dentro l’Ucraina.

Sostegno

In questi giorni in Moldavia i volontari hanno incontrato il Colonnello Adrian Efros, a capo del Single Crisis Reaction Center, riorganizzato dalla Commissione Emergenze del governo moldavo per la gestione della crisi. Stando alle parole del Colonello Efros, l’aiuto delle organizzazioni umanitarie internazionali è stato vitale, le esigenze però sono ancora moltissime: «Le organizzazioni internazionali sono di grande aiuto, voglio ringraziarle per tutto l’impegno e il supporto che hanno mostrato nei confronti della Repubblica di Moldavia e dei rifugiati. Con il loro sostegno possiamo migliorare le condizioni per ospitare i profughi, per proteggerli e per fornire loro tutto ciò di cui hanno bisogno e che hanno perso nel loro paese».

Accoglienza

Il sistema di accoglienza dei rifugiati ucraini in Moldavia fa fronte alla crisi, che sta vivendo ora una fase meno disperata per via della diminuzione dei flussi anche in quest’area. Le code di giorni e giorni alle frontiere sono ricordi delle prime settimane di guerra, ma l’emergenza riguardo la gestione dei rifugiati nei paesi in cui sono arrivati, come in questa piccola ex-Repubblica Sovietica, è ancora nel pieno. Il governo moldavo coordina attraverso il Single Center for Management of the Crisis e l’aiuto delle ONG, dell’UNHCR e soprattutto della solidarietà mostrata dalla popolazione nell’accoglienza privata dei profughi.

Moldavia

In Moldavia sono transitati oltre 400mila rifugiati ucraini, di questi circa 95mila si trovano tuttora nel Paese e hanno trovato accoglienza. Oltre il 90% dei profughi è ospitato dalle famiglie moldave, anche qui il volontariato spontaneo e il senso di solidarietà della popolazione e dei singoli sta facendo la differenza. D’altro canto le istituzioni sembrano avere un ruolo centrale a livello di coordinamento per la gestione dei 95 centri di accoglienza rifugiati dislocati nel paese. Tra questi uno dei principali è nella capitale, a Chisinau, dove vengono ospitate circa 400 persone, che transitano in attesa di trasporti per raggiungere altre mete europee oppure che trovano ospitalità presso le famiglie locali. Questo centro è stato allestito presso il MoldExpo, grande e moderna infrastruttura della città in cui gli ampi spazi disponibili e la presenza anche di grosse ONG internazionali consentono una gestione molto efficiente.

MoldExpo

Non tutti i centri profughi sono come il MoldExpo, basta spostarsi di qualche chilometro e arrivare appena fuori dalla capitale per trovarne di decisamente più modesti. A Cojusna, in un edificio che fino a qualche tempo fa era un liceo, sono ospitati 35 bambini e 32 adulti. Famiglie composte da figli, madri e nonne in contatto telefonico, quando possibile, con i mariti e padri che invece sono rimasti in Ucraina, perché non possono uscire dal paese per via della legge marziale. La struttura del centro è vecchia, ma allestita per le sue funzioni attuali: nelle ex-classi ora ci sono camere da letto, la palestra della scuola è la stanza dei giochi per i bambini e il campo da basket nel cortile vede i piccoli ucraini sfidarsi in partite e tiri liberi a canestro.

Rifiugiati

In Moldavia molti rifugiati ucraini transitano e molti invece rimangono, in ottica temporanea e aspettando la fine della guerra. Tantissimi ucraini scappati dal conflitto non vogliono allontanarsi dalle case che hanno dovuto abbandonare e dai familiari che ancora di trovano nel paese d’origine perché non sono potuti scappare. Ecco perché il sistema di accoglienza moldavo è chiamato a gestire la situazione immediata e emergenziale, per cui si tratta di provvedere a ottenere tutto ciò che è necessario ora per fornire una buona qualità della vita ai profughi presenti, ma anche a iniziare a delineare una prospettiva futura, che resta molto più difficile da definire. Questo il contesto davanti al quale si sono trovati i padovani di ACS e i milanesi di Mutuo Soccorso, il cui obiettivo era proprio quello di dialogare con le istituzioni e le ONG sul posto per capire se ci fossero necessità a cui rispondere e come dare il proprio contributo per rispondervi.

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