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Nel Padovano perse in un anno 28 aziende agricole: i dati di Cia

«Si tratta - sottolinea Cia Padova - di aziende agricole strutturate, con dipendenti contrattualizzati, e non a conduzione familiare, motivo per cui questo trend risulta particolarmente significativo e preoccupante»

Un bilancio negativo per il comparto del primario padovano: sono infatti 28 le imprese agricole professionali perse, in media, ogni anno.

I dati

Secondo gli ultimi dati diramati dall’Osservatorio agricolo dell’Inps erano infatti 5.987 nel 2021 e si sono ridotte a 5.959 l’anno scorso. «Si tratta - sottolinea Cia Padova - di aziende agricole strutturate, con dipendenti contrattualizzati, e non a conduzione familiare. Motivo per cui questo trend risulta particolarmente significativo e preoccupante». A maggior ragione se consideriamo che nel periodo precovid (2019) le aziende agricole padovane erano 6.080 (in tre anni, quindi, ne sono state perse 84). L’altra faccia della medaglia è un incremento della produzione lorda agricola veneta: si attestava a 6,4 miliardi nel 2021, è stata di 7,7 miliardi nel 2022 (+18,4%). Aumentano pure i giovani in agricoltura: oggi, nel padovano, sono 476 le imprese agricole professionali condotte da under 40 (l’8% del totale), con un ritmo che mostra una crescita costante: +2% all’anno. «E questo - spiega il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato - grazie alle misure del Primo insediamento in agricoltura riconducibili al Piano di sviluppo rurale. Nello specifico, prevedono dei contributi ad hoc senza i quali un giovane non avrebbe né la forza, né la capacità di aprire un’attività agricola. Le idee, da sole, non bastano».

Aziende agricole

Nella nostra provincia funziona, dunque, il ricambio generazionale: «L’agroalimentare ha delle potenzialità enormi, pure in termini di innovazione tecnologica: le ragazze e i ragazzi si stanno dimostrando all’altezza, sono lungimiranti, hanno una visione. Le aziende agricole che “resistono” lo fanno specializzandosi di continuo: non è più sufficiente possedere degli appezzamenti agricoli a seminativo, come accadeva una volta, per dirsi agricoltore. Serve, invece, una formazione continua. Solo chi riesce a reinventarsi rimane sul mercato ed è nelle condizioni di portare a casa dei margini». Che, in realtà, restano estremamente esigui. Appena il 10%, massimo il 15%, del valore del prezzo finale del prodotto che si trova sugli scaffali dei supermercati (ultimo report Cia Padova). «Lungo la filiera - chiarisce il presidente di Cia Padova - vi sono dei rincari difficili da intercettare». Il 2024 sarà l’anno delle grandi sfide, nel nome di una sostenibilità economica, ambientale e sociale. «Alla politica - conclude - continueremo a chiedere adeguati interventi per un’equa remunerazione dei prodotti. O le istituzioni decidono di rimettere al centro il primario, o non potremo più fermare l’emorragia delle imprese agricole».

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