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Caro vita: il 76% dei padovani stringe la cinghia su spesa e viaggi, ma non sulla salute

Secondo l'ultimo sondaggio dell'Osservatorio Sanità di UniSalute-Nomisma, oltre tre padovani su quattro hanno modificato le abitudini

Nell’ultimo anno l’inflazione ha eroso in maniera significativa i risparmi e il potere di acquisto dei padovani. E se in molti hanno provato a rimediare tagliando il superfluo o adottando buone abitudini antispreco, c’è il rischio che anche spese importanti – come quelle per la salute – subiscano l’impatto negativo del caro prezzi. È quello che sta accadendo? Per scoprirlo, UniSalute ha interrogato i padovani su questo argomento, in una nuova indagine dell’Osservatorio Sanità svolto in collaborazione con Nomisma.

La ricerca di UniSalute conferma, innanzitutto, come l’inflazione si stia facendo sentire nella quotidianità dei padovani: quasi uno su due (49%) afferma che le sue scelte di vita sono fortemente influenzate dall’aumento dei prezzi e dal caro bollette, e il 44% dice di essere condizionato dalla situazione economica familiare. Di conseguenza, oltre tre su quattro (76%) hanno modificato le abitudini di spesa, tagliando prevalentemente i consumi fuori casa come bar e ristoranti (77% di chi ha cambiato le abitudini di spesa), ma anche i viaggi e le vacanze (54%) e in misura minore gli acquisti relativi all’abbigliamento (51%).

Le spese

E le spese per la salute? L’impatto del caro vita c’è, ma in misura inferiore: dice di aver ridotto queste spese solo il 27% dei padovani, dato in linea con il campione nazionale (28%). La maggioranza (73%) degli intervistati, invece, non intende modificare questa voce di spesa (63%), o ha intenzione addirittura di aumentarla (10%): segno che in molti, forse a seguito della pandemia, hanno preso consapevolezza dell’importanza di tutelare e prendersi cura della propria salute.

Benessere

Per approfondire questo aspetto, UniSalute ha chiesto agli abitanti della città di Sant’Antonio se fossero più attenti al proprio benessere oggi rispetto a cinque anni fa. Per quanto riguarda il benessere fisico, ha risposto di sì il 32% degli intervistati; mentre in merito al benessere psicologico, si dichiara più attento il 33%. Come motivazione di questa maggior attenzione, quasi sei su dieci (59%) indicano proprio l’aver capito l’importanza di controllare in maniera continuativa il proprio stato di salute.

Screening

Ma è davvero così? Purtroppo, non sempre ai buoni propositi seguono i fatti: nel campione di padovani interrogato per la ricerca, ben il 49% dichiara di non aver svolto alcun esame di prevenzione e screening negli ultimi 12 mesi, con la motivazione prevalente di non aver avuto particolari problemi di salute. C’è ancora tanto da fare, insomma, per diffondere la cultura della prevenzione nel nostro Paese.

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