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«Tra mezzo secolo punte di 50 gradi in estate a Padova»: l'allarme

A lanciarlo è Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana: «Anche la cementificazione sta accentuando il fenomeno dei mutamenti climatici: le temperature di domani dipendono dalle scelte di oggi»

«Se non verranno applicati gli Accordi di Parigi del 2015, ovvero zero emissioni entro il 2050, fra cinquant’anni nel periodo estivo a Padova si potranno toccare i 50 gradi Celsius, con un’agricoltura simile a quella che attualmente viene praticata in Pakistan»: si tratta dello scenario più catastrofico illustrato nella mattinata di oggi, lunedì 23 ottobre, da Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, al convegno “Agricoltura, cambiamento climatico e gestione dell’acqua. Quale futuro per le nuove generazioni? Quali metodi innovativi si possono mettere in atto?”, a cura di Cia Padova.

Emergenza clima

«In ogni caso - ha precisato Mercalli - non torneremo più indietro alle temperature di cinquant’anni fa: ora possiamo solo adoperarci per fermare il declino». I numeri presentati sono allarmanti: nell’ultimo secolo è sparito il 60% dei ghiacciai, mentre la scorsa estate lo zero termico è stato rilevato a 5.300 metri sul livello del mare, un valore mai riscontrato prima. E ancora: il mese di settembre di quest’anno è stato il più caldo della storia in provincia di Padova. Non solo: stando agli ultimissimi dati Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che saranno presentati nei prossimi giorni, se fino all’anno scorso in Italia venivano consumati, in media, 2 metri quadri di suolo al secondo (con Padova e la cintura ai primi posti a livello nazionale), oggi la media è addirittura aumentata a 2,4 metri quadri al secondo. «Anche la cementificazione sta accentuando il fenomeno dei mutamenti climatici. La transizione energetica è ineludibile, le temperature di domani dipendono dalle scelte di oggi. Nello specifico, vanno installati quanti più pannelli fotovoltaici possibili. Non a terra, bensì sulle coperture degli edifici». Andrea Ferrazzi, presidente dell’associazione Per (Persone, ecologia, reti), ha invece evidenziato che al 2030 vi saranno 700 milioni di africani che emigreranno in altre zone del Pianeta proprio a motivo dell’emergenza climatica, e della siccità in particolare. Fra i relatori pure Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura in Senato: «L’ideologia non deve fermare le buone pratiche suffragate dalla comunità scientifica. A tal riguardo, smettiamola di affermare che gli agricoltori sono gli inquinatori del mondo. Il primario è strategico per la collettività. Da queste criticità, ha concluso, se ne esce con soluzioni globali, partendo dal locale».

Cia Padova

Ha invece osservato il presidente di Cia Padova, Luca Trivellato: «L’emergenza climatica non consente agli agricoltori di redigere una programmazione agronomica certa. Oggi gli agricoltori vengono equiparati ad un pronto soccorso. Sono tenuti, nello specifico, a far fronte a eventi atmosferici avversi, sempre più frequenti, quali nubifragi, grandinate e periodi di prolungata siccità, come accaduto sia dalla primavera all’autunno del 2022 che la scorsa estate. All’occorrenza, devono essere velocissimi nell’intervenire in pieno campo per tentare di salvare il salvabile. In ultima analisi, nel primario non esiste la certezza del reddito e questo crea un grande clima di incertezza. Per non parlare della perdita delle produzioni». E per tenere alta l’attenzione sui tanti problemi che attanagliano il primario, Cia ha indetto la manifestazione “Prezzi alle stelle, agricoltori più poveri”, in programma giovedì 26 ottobre alle 9.30 in Piazza Santi Apostoli a Roma. Sarà presente una delegazione di oltre cinquanta imprenditori agricoli padovani.

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