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Coldiretti: «Stop alla legge che interviene sulle emissioni, zootecnia a rischio»

L'associazione degli agricoltori propone di fermare l'iter legislativo sulla legge che interviene in merito alle emissioni, limitandole

Coldiretti Veneto ha inviato le osservazioni ai due progetti di legge sulla prevenzione e limitazione delle emissioni odorigene, in discussione in seconda commissione consiliare. «Introdurre un provvedimento per normare le emissioni – commenta Coldiretti – al momento, rischia di andare ad appesantire ulteriormente l’attività agro-zootecnica, già gravata dai più significativi adempimenti di natura ambientale che la pongono tra i comparti più attenti alla salvaguardia del territorio. Va ricordato che il patrimonio zootecnico veneto vale 2 miliardi di euro pari al 36% del fatturato agroalimentare totale e rappresenta un comparto identitario con razze pregiate e recuperate dall’estinzione soprattutto dalle nuove generazioni che investono in misure sostenibili proprio per ridurre l’impatto ambientale». 

L’attività agro-zootecnica

Coldiretti invita a soprassedere sull’iter. «Già i nostri allevamenti sono alle prese con alti costi di produzione – ricorda Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – con aumenti medi fra il 30% e il 40%. Non è il caso pertanto di penalizzare ulteriormente un settore chiave per la nostra economia e per la produzione di carni e prodotti lattiero caseari di assoluta qualità. Tutte le materie prime, in particolare le proteiche sono schizzate in alto negli ultimi mesi. La soia da 33 euro il quintale ha raggiunto picchi di 60 assestandosi ora sui 55/56, il mais da 17 euro è passato a 28, il girasole da 17 a 27, anche la colza è aumentata del 60%, addirittura la paglia da 6/7 euro è passata a 12 euro». La zootecnia padovana, ricorda Coldiretti, vale quasi 350 milioni di euro nel complesso, tra produzione di latte e bovini da carne, suini, carne avicola e conigli, con oltre 4.500 allevamenti attivi. I capi bovini nelle stalle padovane sono quasi 140 mila, distribuiti in oltre 2.200 allevamenti, in maggioranza di medie dimensioni. I suini invece sono circa 105 mila e gli allevamenti 1820. Nel 2021 il fatturato per la carne bovina si è stabilizzato dopo il calo dell’anno precedente, con un leggero incremento per la produzione di latte (+2%) anche la filiera della carne suina è in leggera ripresa. A Padova il settore lattiero caseario conta, specie nell’Alta Padova e Destra Brenta, circa 500 aziende con un fatturato di quasi 90 milioni di euro nel 2020, cresciuto di un paio di punti percentuali (dati Veneto Agricoltura), quasi 40 mila vacche da latte, e una produzione di 2 milioni 140 mila quintali di latte l’anno, un quinto del totale veneto, destinato per lo più alla produzione di formaggi Dop e di latticini. L’emergenza Covid ha inciso negativamente sui prezzi, calati di oltre il 6% soprattutto sopratutto in primavera. Questo ha portato ad un incremento della produzione di formaggi Dop anche nella nostra provincia, soprattutto gli stagionati come l’Asiago d’Allevo (+40%) e il Montasio, ma non del Grana Padano che anzi ha registrato un calo dell’1,5% proprio per le difficili condizioni dei mercati internazionali, a partite da quello Usa.

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