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«Rischiamo di buttare 80 milioni di fiori e piantine»: l'allarme di Cia Padova

«Sono oltre 200 le aziende del settore dislocate fra i Comuni di Saonara, Legnaro, Sant’Angelo di Piove di Sacco, Campolongo e Vigonovo, che compongono il medesimo distretto. 10mila, invece, i lavoratori coinvolti, compreso l’indotto. L’intero comparto è a rischio»

«A causa del Coronavirus rischiamo di buttare 80 milioni fra piantine e fiori nel distretto florovivaistico di Saonara. La vendita è completamente paralizzata». A lanciare l'allarme è Loris Schiavon, segretario Cia di Piove di Sacco.

Allarme

Prosegue Schiavon: «Sono oltre 200 le aziende del settore dislocate fra i Comuni di Saonara, Legnaro, Sant’Angelo di Piove di Sacco, Campolongo e Vigonovo, che compongono il medesimo distretto. 10mila, invece, i lavoratori coinvolti, compreso l’indotto. L’intero comparto è a rischio». Decine i garden, ovvero le serre, che hanno chiuso i battenti in quanto non svolgono un servizio essenziale. Tuttavia, le piantine delle diverse varietà di insalata, zucchine, pomodori continuano a crescere in apposite vaschette, sviluppando le loro radici. «Entro qualche giorno - osserva Schiavon - dovrebbero venire messe a dimora negli orti, ma nessuno le compra. Lo stesso vale per altre piante, come le pansè e le primule. Fioriranno e, siccome nessuno le potrà comprare, saranno gettate. Già nel 2019 abbiamo registrato un’annata disastrosa dal punto di vista climatico. Questa emergenza sanitaria potrebbe dare il colpo del definitivo ko». Questo, peraltro, è pure il periodo giusto per innestare le piante. Un’operazione che solitamente viene compiuta da operai provenienti in particolare dalla zona del Ferrarese. «Con la scusa che non sono autorizzati a spostarsi saremo chiamati ad arrangiarci con le sole nostre forze. Nella speranza che il mercato riparta al più presto». In caso contrario, le previsioni indicano una perdita generalizzata dell’ordine dell’80%. «Finché possiamo cerchiamo di tenere ferma la germogliatura. Di certo queste giornate primaverili non giocano a nostro favore, le essenze stanno comunque tutte sbocciando».

Soluzione

Lo stesso Loris Schiavon propone una "soluzione": «Siamo di fronte ad una calamità e come tale deve essere trattata dalle autorità competenti. Servono incentivi per le aziende interessate al blocco e agevolazioni fiscali a livello contributivo». Aggiunge Roberto Vergerio, vicepresidente dell’associazione Florovivaisti del Veneto: «Abbiamo predisposto un modulo, che invieremo alle autorità competenti non appena terminata l’emergenza, nel quale indicheremo le perdite inerenti le nostre produzioni. Si tratta di una dichiarazione sostitutiva alla quale allegheremo le pezze giustificative quali, ad esempio, le fatture di acquisto del materiale. Ci auguriamo che ci vengano rimborsati i danni, il momento è molto difficile. Il paradosso è che non possiamo mandare in cassa integrazione i nostri dipendenti in quanto portiamo avanti una lavorazione di prodotti freschi. Con la prospettiva che questi ultimi vengano buttati poiché non commercializzabili». Maurizio Antonini, direttore di Cia Padova, conclude il giro di interventi con un appello: «Chiediamo la convocazione di un tavolo tecnico regionale sul florovivaismo, come quello relativo alla filiera del latte che si è tenuto nei giorni scorsi. Al Ministero delle Politiche Agricole, inoltre, domandiamo indicazioni chiare sulla vendita delle piante orticole. A tal proposito molte famiglie hanno la tradizione dell’orto in casa; se non diamo loro questa possibilità andremo a sommare altri problemi in una situazione già di per sé estremamente critica».

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