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Università di Padova e Verona unite nella lotta al virus: ecco il progetto per la diagnostica sierologica

Sta per prendere il via in Veneto una nuova sperimentazione per rafforzare la lotta al Coronavirus, messa a punto dal professor Mario Plebani, del Dipartimento di Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedaliera di Padova e dal professor Giuseppe Lippi, dell’Unità Operativa Complessa Laboratorio Analisi dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona

Sta per prendere il via in Veneto una nuova sperimentazione per rafforzare la lotta al Coronavirus, messa a punto dal professor Mario Plebani, del Dipartimento di Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedaliera di Padova e dal professor Giuseppe Lippi, dell’Unità Operativa Complessa Laboratorio Analisi dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.

Diagnostica sierologica

Si tratta di un "Progetto per la Diagnostica Sierologica di Covid-19" nel Veneto, un ulteriore, importantissimo passo avanti che si affianca e rafforza le iniziative basate sui tamponi e sull’utilizzo dei kit rapidi. La sierologia, che si effettua partendo da un prelievo di sangue vero e proprio, è infatti in grado di misurare la prevalenza dell’infezione a livello della popolazione. Spiega Luca Zaia, affiancato come di consueto dagli assessori Manuela Lanzarin (Sanità) e Gianpaolo Bottacin (Protezione Civile): «La campagna dei tamponi sta dando i risultati che ci aspettavamo. Ora affianchiamo l’attività con i kit rapidi (ne abbiamo acquistato più di 700mila) e ampliamo le azioni varcando anche la soglia della diagnostica sierologica partendo, com’è doveroso, da chi combatte tutti i giorni in prima linea. Sono tre fronti sinergici di una lotta che non rallenteremo per nessun motivo al mondo».

Il progetto

Il nuovo progetto è stato validato dal Comitato Scientifico della Regione e riguarderà i lavoratori della sanità e le case di riposo. Si parte su un campione sperimentale di circa 300 soggetti, sulla base dei cui esiti l’indagine si allargherà a tutti i sanitari del sistema veneto e nelle case di riposo. Secondo il progetto realizzato da Plebani e Lippi, mentre alla popolazione generale si possono applicare misure di distanziamento sociale e di isolamento domiciliare, gli operatori sanitari sono esposti ad un alto rischio, visto il loro difficile compito di assistenza. Dati nazionali e delle regioni più colpite, indicano una percentuale di tamponi positivi tra i lavoratori della sanità pari al 20%, stabilendo con certezza la circolazione del virus in una popolazione particolarmente a rischio. Il test sierologico è invece prezioso per rilevare la presenza di anticorpi che accertino l’avvenuto contagio e la successiva risposta anticorpale (l’immunizzazione). L’indagine sierologica, una volta a regime, consentirà di tracciare un cluster di soggetti contagiosi, identificare la positività al di fuori della fascia temporale del test molecolare, monitorare i pazienti in via di guarigione, accertare le potenziali ricadute della malattia.

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