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Covid-19: porte aperte nelle 250 cantine padovane, gli imprenditori raccontano la Fase 2

Coldiretti: oltre alla consegna a domicilio ora è ammessa anche la vendita diretta in azienda. Giro d’affari di quasi 20 milioni di euro, «Serve un sostegno concreto al settore»

Le prime a chiudere erano state le sessanta cantine di Vo’ seguite poi da tutte le altre aziende vitivinicole. L’emergenza Coronavirus ha paralizzato l’intera filiera del vino sui Colli Euganei e in tutta la provincia, con ripercussioni pesanti sulle aziende e l’indotto. Dopo due mesi di stop forzato, i cui effetti negativi sono stati mitigati in parte dalla vendita a distanza e on line con consegna a domicilio, garantita grazie ad un enorme sforzo organizzativo dei produttori, ora finalmente le cantine padovane possono riaprire le porte per la vendita diretta dei propri vini.

Le nuove disposizioni

Le recenti disposizioni regionali, ricorda Coldiretti Padova, e in particolare il decreto Zaia del 4 maggio scorso, consentono infatti ai veneti di poter muoversi liberamente nel territorio regionale per l’acquisto di prodotti, fra i quali spiccano quelli alimentari e quindi anche il vino. A Padova sono circa 250 le aziende organizzate con la vendita diretta in cantina, molte delle quali concentrate nell’area collinare ma con una significativa presenza anche nel resto della provincia, per un volume d’affari intorno ai 20 milioni di euro. «Una notizia che i nostri imprenditori attendevano con ansia - afferma Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova - dopo il lungo stop e le incertezze di queste settimane. Affrontando non poche difficoltà e sostenendo spese extra molte aziende hanno incrementato il servizio di consegna a domicilio per non azzerare del tutto il reddito e soprattutto per rispondere alle richieste della clientela più affezionata. Ora le cantine riaprono, naturalmente in tutta sicurezza e nel pieno rispetto dei protocolli sanitari, proprio nel periodo ideale per l’acquisto del vino, anche sfuso da imbottigliare». Una boccata d’ossigeno per un settore che a Padova conta oltre 3.700 aziende viticole che coltivano una superficie di 7 mila ettari e producono circa 900 mila quintali di uva, per tre quarti destinata a diventare vino a marchio di qualità.

La fase 2

Sono gli stessi produttori a raccontare come stanno affrontando la “fase 2”. Alberto Belluco dell’azienda “La Roccola” di Cinto Euganeo sottolinea gli aspetti positivi: «l’impatto economico è forte ma noi siamo più forti, ci stiamo adattando alla situazione e stiamo ritrovando la nostra normalità. Abbiamo cambiato marcia, passando dallo sgomento iniziale alla reazione positiva che ha subito trovato una risposta dai clienti che amano i Colli Euganei e il nostro vino. In questi mesi abbiamo lavorato con la vendita diretta e on line, arrivando quotidianamente con l’e-commerce anche in Sicilia e in Germania, da dove ci ha contattato qualche cliente privato che non voleva rinunciare al nostro vino. Ora stiamo accogliendo i primi clienti che tornano a farci visita in azienda».

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Alberto Belluco

La cantina

Elisa Dilavanzo della cantina “Maeli” di Baone: «ci siamo organizzati per la riapertura della cantina in modo da rispettare le norme igienico- sanitarie e il distanziamento sociale. Le idee sono davvero tante e non vediamo l’ora di accogliere di ripartire. La nostra è stata la prima cantina in Italia a lanciare le video degustazioni, fin all’8 marzo scorso. L’ idea mi è venuta dopo aver creato  il nostro e-commerce all’ interno del nostro sito maeliwine a fine febbraio, quando era scoppiata la pandemia. Pensavo a un mondo per interagire con chi riceveva i nostri vini a casa e non mi piaceva l’idea di inviare un link con la mia degustazione bell’e pronta. Così ho pensato di invitare i wine lovers online e condividere con loro la degustazione. Non è solo l’imprenditore a parlare e in questo modo lo scambio di informazioni e sensazioni è reciproco».

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Elisa Dilavanzo

Consegne a domicilio

A Vo’ i fratelli Mauro e Alessandro Facchin dell’azienda Ca’ del Colle ricordano le difficoltà dei primi giorni e la voglia di rialzarsi. «Siamo partiti da subito con la consegna a domicilio» raccontano i due imprenditori «ed abbiamo avuto una buona risposta da parte dei clienti anche se l’impegno è stato notevole per arrivare in più province e rimanere in contatto con i nostri clienti. Ora siamo pronti ad accoglierli in azienda in attesa che riparta l’intero settore della ristorazione, del turismo e della vendita al dettaglio, al quale siamo molto legati. Ovviamente ci vorrà del tempo per tornare ai volumi di vendita precedenti e nell’immediato servirebbero finanziamenti ad hoc e a fondo perduto per salvare le nostre attività».

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Alessandro Facchin

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