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Un fiume di cuori invade lo Iov: 3.200 quanti sono gli accessi giornalieri

I cuori di cartoncino, rossi, rosa e blu (che riprendono il logo simbolo dello Iov) sono 3.200, a rappresentare gli accessi in un giorno medio nelle varie sedi della struttura

In occasione del 14 febbraio, San Valentino, l’Istituto oncologico veneto ha voluto, nella totalità delle sue sedi – Padova (ospedale Busonera, palazzina Radioterapia, Torre della Ricerca, Palazzo Santo Stefano), ospedale di Castelfranco Veneto, Radioterapia a Monselice (Schiavonia) – rendere omaggio a tutti i cuori che quotidianamente battono al suo interno.

L’iniziativa

E così sono stati appesi cuori colorati nelle chirurgie e nei day-hospital, nei punti prelievi e nell’area della farmacia, nella zona Cup, nella radiologia e nella radioterapia; e ancora nelle rianimazioni, in anatomia patologica, medicina nucleare, in endoscopia, nella week-surgery e nell’Hospice, nei poliambulatori, in sale d’attesa e corridoi. Un’invasione gentile ed affettuosa, che intende dare evidenza, naturalmente non solo a San Valentino, di quanto l’Istituto sia fatto di persone, in una quotidiana corrispondenza di cuori, tra curanti e curati. Per questo i cuori di cartoncino, rossi, rosa e blu (che riprendono il logo simbolo dello Iov) sono 3.200, a rappresentare gli accessi in un giorno medio nelle varie sedi della struttura: una cittadella abitata e animata da medici, ricercatori, infermieri, operatori sanitari, tecnici, amministrativi, borsisti, specializzandi, collaboratori, pazienti ricoverati e ambulatoriali, accompagnatori, caregiver, volontari. «La comune lotta al cancro li rende cuori che battono all’unisono – commenta la direttrice generale dell’Istituto oncologico veneto, Patrizia Benini -. Naturalmente il 14 febbraio è una data simbolica, ma abbiamo colto l’occasione per esprimere quello che pensiamo da sempre: la consapevolezza, anche visiva, che la nostra sanità è fatta di persone, che da una parte offrono cura, ricerca, premure e che dall’altra le ricevono, in un circuito virtuoso alimentato da quell’essenza di sé che è il cuore. Cuore che nei nostri operatori è passione, empatia, umanità; nei nostri pazienti è coraggio, fervore, tenacia; nei nostri ricercatori è slancio, entusiasmo, voglia di anticipare il futuro; negli accompagnatori e caregiver è fiducia e sostegno; nei volontari è dono. Il linguaggio del cuore è universale, ha solo bisogno di sensibilità per essere parlato e per essere compreso».  

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