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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Progetto "scorretto": padovani aderenti a Lyoness Italia chiedono la restituzione dei soldi investiti

In molti si sono affidati alla società specializzata Studio 3A-Valore per farsi assistere in quella che si profila come un’autentica battaglia: l'azienda, con sede a Verona, è già stata sanzionata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato con una multa di oltre 3 milioni di euro

Hanno messo decine di migliaia di euro dietro la prospettiva di facili e cospicui guadagni, E più di qualcuno si è pure licenziato da un lavoro sicuro per dedicarsi totalmente alla nuova attività, Ma alla fine non solo di soldi ne hanno visti pochi, ma non riescono neppure più a recuperare il capitale investito: molti padovani aderenti a Lyoness, la nota “comunità per lo shopping”, si sono affidati a Studio 3A-Valore Spa (società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini) per farsi assistere in quella che si profila come un’autentica battaglia per rientrare quanto meno dei tanti soldi spesi in un progetto che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha giudicato “scorretto”, al punto da comminare alla società una pesante sanzione di ben 3 milioni e 200mila euro.

Lyoness

Tanto per dare una dimensione del fenomeno, Lyoness Italia Srl, con sede italiana a Verona nel 2017 ha realizzato un fatturato di oltre 53 milioni di euro, i consumatori tesserati ammontano a un milione e 368mila, le aziende convenzionate a quasi 15mila e gli aderenti che sono entrati nel sistema per svilupparlo, acquisendo la qualifica di Lyconet Marketer, superano i 67mila. La pratica si sostanzia nel promuovere, attraverso Internet e appositi eventi, l’adesione a un programma volto alla diffusione di una formula di acquisti in cashback mediante un sistema di multilevel marketing basato sul coinvolgimento di un numero sempre maggiore di consumatori, a cui viene prospettato un notevole ritorno economico conseguibile attraverso diversi percorsi. L’acquisto con la formula del cashback prevede che i consumatori si registrino gratuitamente attraverso il portale del professionista, ricevano una card da utilizzare per i propri acquisti necessaria a conseguire uno sconto e ottengano l’attribuzione di shopping point, e invitino nuovi consumatori a registrarsi e tesserarsi, assicurandosi così lo 0,5% di bonus amicizia (diretto) sui loro acquisti e lo 0,5% di bonus amicizia (indiretto) sugli acquisti effettuati dai consumatori tesserati “arruolati” a loro volta dai propri segnalati. Il meccanismo viene presentato come in grado di far ottenere facili e rapidi guadagni fino a raggiungere una vera e propria indipendenza economica: esso, infatti, prevede anche l’assunzione della qualifica di Lyconet Marketer e un piano commissionale basato sul raggiungimento e mantenimento di elevati livelli di shopping points e si alimenta sull’attività di reclutamento di nuovi consumatori da introdurre nel sistema. Un sistema da tempo discusso e controverso, e chi ne è stato “assorbito” ha cominciato presto a nutrire dubbi e timori di un gigantesco raggiro, ma a dare a molti la forza di farsi avanti è stato proprio il recente provvedimento, reso noto in un comunicato diffuso dall’Agcm il 14 gennaio 2019, al termine “di un complesso e articolato procedimento istruttorio” che ha portato a concludere che “il sistema di promozione utilizzato da Lyoness Italia S.r.l. per diffondere fra i consumatori una formula di acquisto di beni con cashback (ovvero con la restituzione di una percentuale del denaro speso presso gli esercenti convenzionati) è scorretto in quanto integra un sistema dalle caratteristiche piramidali, fattispecie annoverata dal Codice del Consumo tra le pratiche commerciali in ogni caso ingannevoli”. In parole povere, l’ennesima riproposizione del cosiddetto “Schema Ponzi”, che permette a chi comincia la catena e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma che richiede continuamente new-entry disposte a pagare le quote.

Il "sistema"

Le persone che si sono rivolte a Studio 3A, residenti per lo più nel Padovano, hanno aderito al “Loyalty-Program Lyoness”, che, come detto, consente di acquistare beni e servizi presso le imprese convenzionate, usufruendo di sconti e altre promozioni dietro il cui richiamo Lyoness è riuscita a reclutare questo numero elevatissimo di consumatori. Ma il rovescio della medaglia è che la società ha chiesto loro di pagare una salata commissione d’ingresso di 2.400 euro per iniziare la “carriera” come Lyconet Premium Marketer, così come ha fatto con tutti gli altri 67mila che hanno scelto di diventare anche “venditori”. Non solo: gli assistiti di Studio 3A, oltre a questa quota richiesta per accedere al primo livello commissionale, per confermarsi e progredire nella carriera hanno anche dovuto reclutare tanti altri consumatori in grado di generare elevati livelli di shopping points dalla loro downline e, quindi, commissioni per i Lyconet, e soprattutto effettuare ulteriori versamenti per garantire un certo livello di entrate. Ad esempio, hanno acquistato quote cosiddette “cloud”, del valore di 1.500 euro ciascuna, che avrebbero permesso di guadagnare sulla base degli acquisti dei consumatori di un’altra nazione e di ottenere determinati vantaggi mediante un abbonamento mensile che andava da 50 a 150 euro, parimenti capace di generare shopping points.

La diffida

Ma il palco è presto crollato perché, come ha chiarito anche l’Autorità Garante, “l’istruttoria ha consentito di appurare che la possibilità di ottenere uno sconto differito sugli acquisti sotto forma di cashback costituisce in realtà un aspetto secondario del volume economico generato dal sistema (pari a circa un sesto dei ricavi complessivi). Infatti, il conseguimento di elevati livelli di Shopping Points – il meccanismo di remunerazione del piano di compensazione – è in sostanza possibile solo con versamenti di somme di denaro da parte dei consumatori aderenti o da parte dei soggetti da questi ultimi reclutati. Da quanto emerso, numerose decine di migliaia di consumatori hanno versato ingenti somme di denaro per entrare, partecipare e rimanere nel sistema e solo pochissimi soggetti sono effettivamente riusciti a conseguire posizioni rilevanti all’interno della piramide. Chi, pur senza incappare nella piramide, pensava di guadagnare somme consistenti è rimasto deluso poiché quanto veniva restituito a chi segnalava altri consumatori era solo lo 0,5% della spesa fatta. Neanche il risparmio era assicurato, perché è vero che si otteneva lo sconto su un acquisto effettuato ma non era detto che anche scontato fosse il miglior prezzo per quel prodotto”. L’Autorità inoltre ha accertato le modalità ingannevoli con cui sono prospettate le caratteristiche, i termini e le condizioni del sistema di promozione Lyoness, aspetti non adeguatamente chiariti sia sui siti Internet che negli eventi promozionali, nonché l’assenza negli stessi siti di informazioni essenziali richieste nelle vendite a distanza, quali quelle sulle modalità di trattamento dei reclami e sul diritto di recesso. Ed è proprio questo l’ulteriore problema perché Lyoness si profila come una “catena” in tutti i sensi: in caso di recesso da un acquisto, ad esempio, l’accredito dei vantaggi per gli aderenti e il bonus amicizia vengono revocati e, soprattutto, ora gli aderenti non riescono a farsi restituire i soldi investiti, si sentono ripetere al telefono che la loro segnalazione sarà vagliata, che è tutto a posto. Ma il timore che la piramide, come capita spesso, crolli inghiottendo anche i loro capitali è sempre più forte. Studio 3A, che ha appena assunto i mandati e ne sta acquisendo altri anche da fuori regione, ha già inviato una diffida a Lyoness affinché restituisca le somme acquisite indebitamente, come comprovato dall’istruttoria dell’Agcm, ed è deciso a promuovere azioni in tutte le sedi possibili pur di far valere i diritti dei consumatori.

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