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Emergenza anziani: una lista priority nella sanità per gli over 65

Zordanazzo, Presidente di Anap Padova: «Non possiamo limitarci ai supermercati, gli anziani devono avere la precedenza anche nelle strutture sanitarie»

«La situazione degli over 65 nella provincia di Padova è ormai preoccupante, servono politiche urgenti di aiuto alla terza età. Non possiamo limitarci a dare priorità agli anziani solo nei supermercati. A maggior ragione deve essere fatta una lista priority per loro anche nelle strutture sanitarie più vicine a casa». E’ chiara la posizione del Presidente di Anap Confartigianato Padova Raffaele Zordanazzo che non ci sta più a vedere gli anziani sempre più isolati, con poche risorse e con la paura di sottoporsi ai necessari controlli di prevenzione per paura di contrarre il Covid.

Anziani soli

Secondo gli ultimi dati Istat, a Padova, ogni cinque anziani, due sono soli perché celibi, divorziati o vedovi. Il numero di persone anziane sole è aumentato del 6,1% in 10 anni (dal 2006 al 2016). L’indice di fragilità sociale, che prende in considerazione fattori come la solitudine abitativa e di riflesso la solitudine relazionale, riguarda un terzo della popolazione anziana e circa la metà degli over 85. L’indice di fragilità sanitaria (percentuale della popolazione affetta da una o più patologie come malattie cardiache, tumori, asma, diabete, etc.) è al 38,3% per i padovani che hanno un’età compresa tra i 65 e i 74 anni, mentre sale al 54% se si considerano i padovani tra i 75 e i 100 anni. Secondo il rapporto Anaao Assomed, realizzato in collaborazione con il Comune di Padova e l’Ulss 6 Euganea, gli anziani fragili sono aumentati in 10 anni dell’8,5%. Circa il 30% di questi ha un certificato di invalidità.

Lockdown volontario

«I dati rendono ancora più chiara l’esigenza di provvedere al più presto a un problema che si sta presentando con drammaticità durante l’emergenza Covid – continua Zordanazzo-. Mi riferisco al lockdown volontario di molti anziani per paura di contrarre il virus. Comprendiamo che la situazione sia sempre più difficile per il nostro sistema sanitario, ma la realtà è preoccupante: da soli gli anziani rischiano di cadere in depressione e di non provvedere più alla cura di loro stessi. Alla fine, i risultati di ciò che sta succedendo non sono facili da affrontare per nessuno, nemmeno per il sistema sanitario, per questo serve un’attenzione particolare alla terza età». Dopo la prima ondata, ora il sistema sanitario sta facendo di nuovo i conti con uno stress test impegnativo: «Dobbiamo stabilire dei criteri che tengano conto del fatto che nella nostra provincia abbiamo oltre duecentomila over 65 – precisa Zordanazzo. Non possiamo guardare a questo fenomeno senza mettere in atto politiche che li tutelino». Alle difficoltà a livello sanitario, si aggiungono poi gli ostacoli dovuti ai problemi di tipo economico. «Più di un terzo dei pensionati, nella nostra provincia, vive con un assegno lordo inferiore ai mille euro mensili – spiega Zordanazzo – con importi così esigui, diventa difficile poter pensare di rivolgersi a strutture sanitarie private. E’ proprio in queste situazioni che il servizio pubblico deve essere ancora più presente».

Fragilità economica

E’ del 54% l’indice di fragilità economica (basato sull’esenzione al ticket) degli anziani che in provincia di Padova hanno tra i 65 e i 74 anni, Sale al 75% tra chi ha un’età compresa tra i 75 e i 100 anni. «I problemi, insomma, sono tanti – precisa Zordanazzo-, la nostra associazione sta facendo la propria parte per venire incontro a una situazione drammatica che si sta trascinando dal marzo scorso. A livello nazionale abbiamo siglato un accordo con WelFare Insieme, attivando un servizio telefonico per i nostri soci totalmente gratuito, dove trovare assistenza da psicologi specializzati per ricevere aiuto e conforto per problemi di depressione, isolamento, stress e paure (il numero è 800.15.16.22), ma ci rendiamo ben conto che questo è solo uno dei problemi da risolvere. Porterò le nostre proposte anche all’ordine del giorno del CUPLA Veneto di cui sono coordinatore. Una cosa è certa: senza un lavoro di squadra con l’assessorato regionale alla Sanità e ai Servizi sociali e con le Ulss, rischiamo di non poter dare risposte efficaci ai nostri anziani».

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