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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Invasione delle cimici asiatiche, altro che soia: «Preferiscono i frutteti»

Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova, replica a chi imputa alla soia la colpa dell'invasione: «Non è limitando una coltivazione che si supera l'emergenza»

«Ridurre o eliminare le coltivazioni di soia non serve a contrastare la diffusione delle cimici. Questi insetti sono polifagi e amano molte specie vegetali, dai frutti agli ortaggi fino ai noccioli. La cimice asiatica, poi, preferisce altre colture alla soia. Non è limitando una coltivazione che si supera l'emergenza». Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova, risponde così alle richieste avanzate a livello istituzionale e rilanciate fra la popolazione, secondo le quali la causa della diffusione delle cimici sarebbe la coltivazione di soia. 

Più frutteti che soia

Coldiretti Padova ricorda che la soia è una delle tante piante ospiti delle cimici perché gli insetti trovano riparo sotto le sue foglie. A Padova è coltivata da decenni su una superficie di circa 30mila ettari un po' in  tutta la provincia. In queste settimane di raccolta le cimici si alzano in volo e, complici le temperature ancora miti, raggiungono le abitazioni in massa, alla ricerca di un riparo prima dell'arrivo dell'inverno. Aggiunge Bressan: «Se non ci fosse la soia avrebbero comunque trovato un habitat ideale in molte altre coltivazioni perché sono insetti facilmente adattabili, specie la varietà asiatica che alla soia preferisce frutteti, mais, noccioleti e altre colture. Le cimici poi non colonizzano l'intera superficie coltivata a soia ma solamente la parte perimetrale, spingendosi all'interno solo per alcuni metri. Invitiamo pertanto a non "colpevolizzare" questa coltivazione che invece consente la rotazione delle colture come previsto dalle buone prassi agronomiche». 

«Spese cifre importanti»

Il presidente di Coldiretti Padova conclude: «L'agricoltura è la più danneggiata dalla proliferazione incontrollata delle cimici che stanno distruggendo ettari ed ettari di frutteti e di ortaggi. Per l'uomo invece non rappresentano un pericolo ma un disagio per la puzza e per la loro invadenza. Con l'Università e la Regione abbiamo avviato la sperimentazione per individuare alcuni antagonisti naturali della cimice, specie di quella asiatica. Dobbiamo "aiutare" l'ambiente a trovare i propri rimedi evitando soluzioni troppo invasive, che potrebbero di contro favorire la diffusione di altri problemi sanitari. Stiamo spingendo per arrivare a contenere l'invasione delle cimici il prima possibile, perché gli agricoltori stanno perdendo raccolto e spendendo cifre importanti per la difesa da questi insetti. Interessa a tutti, pertanto, e a noi agricoltori prima di altri, risolvere l'emergenza, senza però invocare scorciatoie di scarsa o nulla efficacia come la riduzione della soia. I problemi non si risolvono con facili proclami ad effetto ma con azioni concrete e responsabili».

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