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La grandine non perdona: ad avere la peggio zucchine, piselli e fagioli

Gravi danni per le coltivazioni del Padovano: distrutti in una sola azienda 6 quintali di prodotti freschi e di stagione pronti per essere immessi nel mercato e che invece dovranno essere buttati

Una brutta sorpresa per gli agricoltori delle zone colpite dalle grandinate del fine settimana: Coldiretti Padova continua a raccogliere le segnalazioni che arrivano dalle imprese agricole del territorio in seguito al passaggio della perturbazione che ha flagellato in alcune zone della provincia con chicchi di grandine grossi come una noce.

Grandine

È il caso dell’area a sud di Padova, a partitre dai quartieri Mandria e Salboro ma anche Abano Terme, Selvazzano Dentro, Albignasego, Montegrotto e Maserà di Padova. Se le prime segnalazioni riferivano di danni evidenti per le coltivazioni a pieno campo come mais e frumento, nelle ore successive gli agricoltori hanno scoperto che la grandine aveva colpito duro anche sugli orti e in particolare sui prodotti pronti per essere raccolti: come segnalato da un agricoltore della zona, ad avere la peggio le zucchine scorticate dalla grandine, così come i piselli e i fagioli, i cui bacelli sono stati irrimediabilmente ammaccati e resi inutilizzabili. Prodotti freschi e di stagione, pronti per essere immessi nel mercato, che invece dovranno essere buttati. Per questa sola azienda sono oltre 6 i quintali di ortaggi distrutti. Spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova: «Le verifiche sul territorio sono ancora in corso e solo una volta completata la raccolta sarà possibile tracciare un bilancio, ma è evidente che le aziende orticole della zona dovranno fare i conti con un sensibile calo di produzione per tutte le coltivazioni per le quali non è possibile ricorrere alle reti antigrandine». Come detto anche il mais, in piena fase di levata, vale a dire nel periodo di massimo sviluppo della piante, è stato flagellato dalla grandine, così come il grano ormai prossimo alla maturazione. Colpite anche le piante da frutto, a partire dalle ciliegie, la soia e l’orzo. Nei giorni precedenti la grandine era caduta, seppure con minore violenza, in altre zone della provincia. «Fatto sta - continua Bressan - che ancora una volta l’agricoltura si trova costretta a contare i danni di una pazza stagione caratterizzata da una lunga siccità e ora da bombe d’acqua, grandinate e raffiche di vento forte».

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Bassa Padovana

Nella Bassa Padovana finalmente è arrivata la pioggia dopo una lunga attesa ma ora c’è il rischio che il maltempo provochi ulteriori perdite in campagna. La pioggia caduta nel fine settimana  mediamente oltre i 50-60 millimetri, con punte più elevate in alcune zone circoscritte,  ha portato un po’ di sollievo all’agricoltura della Bassa Padovana. Aggiunge Bressan: «La quantità d’acqua caduta equivale a poco più di un turno di irrigazione, che ha salvato le coltivazioni dallo stress idrico e che permette agli agricoltori di affrontare i prossimi 10 giorni con maggiore tranquillità. Naturalmente se questo episodio rimarrà isolato e non vi saranno altre precipitazioni l’emergenza è destinata a ripresentarsi a breve, anche perché vi sarà un sensibile aumento delle temperature che aumenterà il fabbisogno d’acqua. Servono altri giorni di pioggia anche per ricaricare le falde e per alzare il livello dei fiumi, così come ulteriori perturbazioni nella fascia pedemontana e prealpina sono necessarie per alimentare i bacini che costituiranno le scorte d’acqua per l’estate. Intanto di questa pioggia ne beneficia il mais, giusto nel periodo di levata, e il frumento che aumenterà peso specifico e qualità. Bene anche per tutte le altre coltivazioni nel pieno della stagione. Le previsioni annunciano altre piogge: ci auguriamo che stavolta arrivino senza portare con sé altre sferzate di maltempo».

Cambiamenti climatici

Commentano infine così da Coldiretti: «Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. Un allarme confermato anche quest’anno dalla perdita lungo la Penisola di più un frutto su tre con il crollo dei raccolti dovuto all’andamento climatico ed un rincaro dei prezzi al consumo».

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