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In 500 a Schiavonia: «Mai più Covid Hospital»

Sindaci, consiglieri regionali e comunali, associazioni e cittadini: in tantissimi per chiedere che l'unico ospedale della Bassa Padovana non sia dedicato solo al Covid. Tra i presenti anche gli onorevoli Zan e Lazzarini

«Mai più un covid hospital al Madre Teresa di Calcutta. E vengano recuperate al più presto le migliaia di visite specialistiche che sono saltate a causa della pandemia». In sintesi è questa la chiara richiesta che arriva dai 500 che sabato 19 febbraio, alle 10 e 30, si sono ritrovati di fronte all'ospedale simbolo della pandemia in Veneto, quello di Schiavonia. Presenti i 44 sindaci della Bassa padovana, le associazioni sindacali, parlamentari come Zan e Lazzarini, consiglieri regionali come Ostanel e Lorenzoni, associazioni e semplici cittadini.

Impossibile dimenticare le tende da campo e tutto quello che si è vissuto in questi due anni di pandemia. Un periodo che ha visto interrompere tutte quelle che erano attività extra Covid, ma visto che si sta parlando di un ospedale e quindi di patologie, tante persone e tante famiglie sono andate in difficoltà perché si trovavano costrette a raggiungere Cittadella o Piove di Sacco per essere curate. Per non parlare poi di chi soffre di patologie gravi e necessita di cure costanti. 

E' stato il consigliere comunale di Monselice, Francesco Miazzi, a dare il via alla manifestazione, chiedendo a tutti i presenti un minuto di silenzio per ricordare i tanti morti che hanno segnato anche questo territorio. Un momento toccante, molto partecipato, terminato con un applauso che non è parso liberatorio ma al contrario, come un punto esclamativo a fronte di una tragedia grande che ha colpito tutti. Miazzi nel suo intervento ha ricordato che «8 anni fa sono stati chiusi i 4 ospedali di Montagnana, Este, Conselve e Monselice con oltre 1000 posti letto,  per investire tutto in questo nuovo Ospedale per acuti da 450 posti letto (che poi in realtà sono stati ridotti a 377 nel 2019). Un investimento di 183 milioni di €, dei quali 120 erano soldi pubblici. Le cose però non sono andate come previsto: scarsi investimenti nelle strutture mediche, viabilità incompleta, nessun investimento sulla medicina del territorio e carenze di personale sanitario, hanno caratterizzato questi primi anni di funzionamento». La proposta è quindi quella di istituire un tavolo un coordinamento (composto dai Sindaci, dagli amministratori, dai Sindacati, dalle associazioni, dai cittadini) per sanità pubblica, pronto a difendere il nostro ospedale, ma capace di affrontare tutti gli altri nodi come la medicina sul territorio, le Case di riposo, il destino degli Ospedali dismessi. Fra le tante criticità emerse nell’ultimo periodo, la “fuga” dei medici dal pubblico al privato. 

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