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Diabete e malattie cardiovascolari: chi soffre di malattie mentali si ammala di più

Gruppo internazionale di ricercatori individua le linee guida per la cura della salute fisica di chi soffre di gravi patologie mentali

C’è una stretta correlazione tra le malattie mentali e quelle vascolari e il diabete: a scoprirlo un gruppo internazionale di ricercatori, che ha individuato le linee guida per la cura della salute fisica di chi soffre di gravi patologie mentali.

La ricerca

Tra loro il dottor Marco Solmi, medico psichiatra ricercatore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova, che ha preso parte alla “The Lancet Psychiatry Commission” sul tema di come proteggerre la salute fisica in soggetti affetti da malattia mentale. Il lavoro è stato guidato da Joe Firth, NICM Health Research Institute, Western Sydney University, Westmead, NSW, Australia (J Firth PhD, Prof), e ha coinvolto prestigiose Università, tra cui l’Università di Padova. Spiega il dottor Solmi: «I pazienti affetti da malattia mentale grave quale schizofrenia, disturbo bipolare, disturbo depressivo, ma anche con anoressia nervosa muoiono circa 15-20 anni prima della popolazione generale, e tale mortalità è causata da comorbidità fisica. The Lancet Psychiatry ha commissionato ad un gruppo di esperti un enorme lavoro mirato a stabilire quale sia lo stato dell’arte delle conoscenze sulla salute fisica in persone con malattia mentale, e quali siano i provvedimenti terapeutici da implementare per ciascun problema. Abbiamo individuato 5 evidenze su cui basare la cura della salute fisica delle persone con una malattia mentale, da oggi in avanti».

Le cinque evidenze

Queste le cinque evidenze:

  • Chi soffre di una malattia mentale ha un rischio fino a doppio di avere diabete, sindrome metabolica, malattia cardiovascolare.
  • Vi sono una serie di fattori di rischio per malattia fisica, quali fumo di sigaretta, consumo di alcool, disturbi del sonno, inattività fisica, e stile alimentare, ch3e sono frequenti in chi soffre di malattia mentale rispetto a chi non ne soffre, ma che sono assolutamente modificabili.
  • Ogni servizio di salute mentale deve promuovere e supportare l’utilizzo di una corretta terapia farmacologica, privilegiando farmaci di più recente introduzione con migliore profilo di tollerabilità, e riservando i farmaci che inducono parkinsonismi o con peggiore profilo metabolico ai casi resistenti ad almeno due molecole con tollerabilità ottimale. Inoltre, in tutte le persone con malattia mentale, dovrebbero esser valutato il rischio cardiovascolare, con strumenti specifici tipo il QRISK-3.
  • Per fronteggiare tale tendenza alla pluri-patologia è necessario coinvolgere strategie di prevenzione e presa in carico multidisciplinari, come già viene fatto nella popolazione generale. Tuttavia tali interventi preventivi o di cura multidisciplinari, che funzionano molto bene nella popolazione generale, non lo fanno altrettanto bene nelle persone con malattia mentale. È quindi necessario implementare e declinare tali programmi in stretta collaborazione tra servizi di salute mentale ed altri attori di cura, calibrandoli sulle persone con malattia mentale che per sintomi depressivi, negativi, o cognitivi rimando ai margini delle iniziative di promozione della salute
  • Le risorse e la collaborazione tra attori istituzionali fanno la differenza. Più risorse economiche ed umane devono essere allocate per la salute fisica di chi soffre di malattia mentale, sia a livello di finanziamento di progetti di ricerca, sia di organizzazione dei servizi sanitari a livello globale. Solo attraverso l’allocazione di risorse, e la collaborazione tra ricerca e clinica, nuovi interventi potranno essere testati ed implementati nella pratica clinica e la salute fisica di chi soffre di malattia mentale potrà migliorare.

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