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Maltempo, Coldiretti: «Nel Padovano allagamenti in campagna e fiumi in piena»

Coldiretti Padova segnala allagamenti in particolare nella zona occidentale della provincia, ai piedi dei Colli Euganei, tra Cervarese Santa Croce, Rovolon, Teolo, Saccolongo, Selvazzano Dentro, Abano Terme ma anche altre località della provincia

L’intensa perturbazione che sta attraversando la nostra provincia ha già provocato delle criticità in alcune zone del padovano, con allagamenti sia in aree rurali che urbane, canali pieni e livello dei fiumi in rapido aumento.

Le aree allagate

Coldiretti Padova segnala allagamenti in particolare nella zona occidentale della provincia, ai piedi dei Colli Euganei, tra Cervarese Santa Croce, Rovolon, Teolo, Saccolongo, Selvazzano Dentro, Abano Terme ma anche altre località della provincia. A finire sott’acqua non solo le strade più basse rispetto al piano campagna e le aree golenali, ma anche vigneti, come a Rovolon, e aree agricole in attesa delle semine primaverili. Un copione che si ripete puntualmente quando piove con una certa intensità, ricorda Coldiretti Padova, i cui uffici in queste ore stanno raccogliendo le segnalazioni degli agricoltori. Al momento non si registrano particolari danni ma sarà necessario seguire l’evoluzione nelle prossime ore e, soprattutto, valutare gli effetti sulle coltivazioni una volta che l’acqua si sarà ritirata.

Coldiretti Padova

«Gli agricoltori sono costantemente in prima linea e in stato di allerta - afferma Roberto Lorin - presidente di Coldiretti Padova - il nostro settore vive più di tutte le altre attività economiche le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il più impegnato per contrastarli. Del resto allagamenti e siccità sono due facce della stessa medaglia, come l’aumento degli eventi meteo estremi, non più episodi isolati ma fenomeni che si ripetono più volte all’anno, con pesanti conseguenze per l’agricoltura. La nostra attività quindi va difesa e tutelata, con opere e risorse adeguate. Giusto ieri siamo stati a Bruxelles per chiedere all’Unione Europea di rispettare il lavoro degli agricoltori e il loro ruolo di custodi del territorio, per ricordare che non abbiamo bisogno di altra burocrazia ma di risorse. Servono, tra l’altro, investimenti anche grazie al Pnrr per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con una rete di piccoli invasi, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti. Dobbiamo avere gli strumenti per interpretare le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque. Alle piogge violente e agli allagamenti seguiranno, come sempre, periodi di siccità. Serve dunque realizzare il piano invasi per contrastare la siccità ed aumentare la raccolta di acqua piovana, garantendo così anche una maggiore sicurezza idraulica.  Il Veneto recupera solo il 5% della pioggia rispetto ad una media nazionale dell’11%, un dato preoccupante che dimostra quanto bisogno ci sia di investimenti in questo campo.  Serve infine una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per evitare gli allagamenti, conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura. Con l’Anbi, l’Associazione nazionale delle bonifiche, abbiamo elaborato un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo (veri e propri laghetti) per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia».

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