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Femminicidio di Sara Buratin, in 1.500 sfilano a Padova nel suo nome

I manifestanti hanno percorso il centro storico fino ad arrivare in piazza dei Frutti, scuotendo durante tutto il tragitto mazzi di chiavi e intonando cori al ritmo dei tamburi dislocati lungo tutto il serpentone

«Basta femminicidi»: in 1.500 si sono mossi dietro a questo striscione nella serata di oggi, giovedì 29 febbraio, a Padova nel nome di Sara Buratin, 41enne di Bovolenta vittima di femminicidio per mano del compagno Alberto Pittarello.

La manifestazione

Con ritrovo fissato per le ore 19 davanti a Porta Portello, i manifestanti hanno percorso il centro storico fino ad arrivare in piazza dei Frutti, scuotendo durante tutto il tragitto mazzi di chiavi e intonando cori al ritmo dei tamburi dislocati lungo tutto il serpentone. Un corteo organizzato da Non Una di Meno e Collettivo Squeert e iniziato con un messaggio ben preciso: «Sara Buratin è l'ennesima sorella che è stata violentemente uccisa dall'ex compagno a Bovolenta in provincia di Padova. Il secondo femminicidio in questa settimana, il quindicesimo dall'inizio dell'anno. Vari politici si stanno esprimendo sull'accaduto. Commenta così Elisa Venturini, capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale: «Credo che in questo momento sia opportuno lasciare spazio alle preghiere ma anche alla riflessione, perché i femminicidi sono davvero troppi e si verificano anche in contesti solitamente molto tranquilli come la nostra provincia». Di tempo per pregare e riflettere ce n'è stato. Di tempo per capire che nessun contesto è libero dal patriarcato ce n'è stato. Di tempo per ascoltare le voci e le richieste delle donne ce n'è stato. Nulla è stato fatto, nulla è stato capito. Nelle scuole continua a non esistere un'educazione affettiva e al consenso. I centri antiviolenza fanno fatica ad andare avanti senza fondi. Il tempo di dire che non ci stiamo più e che deve essere l'ultima lo abbiamo avuto anche noi. E le nostre voci non sono state ascoltate. È arrivato il tempo di bloccare e fermare tutto».

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