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Plateatici, l'Appe affianca gli esercenti nei ricorsi al Tar

«Abbiamo dato incarico ai nostri legali di fiducia di presentare un’istanza di avvio di procedimento di regolamentazione della concessione dei plateatici, al fine di giungere in tempi ragionevoli a un protocollo d’intesa tra Comune, Soprintendenza e Regione, così come previsto dal Codice dei Beni Culturali»

C’è una novità nella “telenovela” dei plateatici dei pubblici esercizi del centro di Padova, su cui gravano i provvedimenti di Comune e Soprintendenza di questi ultimi mesi, che ne limitano le dimensioni e i periodi in cui si possono posizionare: l’Appe (Associazione Provinciale Pubblici Esercizi) che associa oltre 500 dei circa 1.000 locali che operano in città, si è decisamente schierata al fianco dei titolari dei bar e ristoranti, fortemente penalizzati dalle nuove regole.

Il provvedimento

La conferma arriva da Filippo Segato, segretario dell’associazione: «Abbiamo voluto dare un segnale concreto di vicinanza ai nostri associati e, pertanto, abbiamo dato incarico ai nostri legali di fiducia di presentare un’istanza di avvio di procedimento di regolamentazione della concessione dei plateatici, al fine di giungere in tempi ragionevoli a un protocollo d’intesa tra Comune, Soprintendenza e Regione, così come previsto dal Codice dei Beni Culturali». Procedimento che, secondo l’Associazione degli esercenti, non è stato seguito nel definire le prescrizioni a carico degli esercenti: la norma statale prevede, infatti, l’obbligo dell’intesa tra la Soprintendenza, la Regione ed il Comune in tale delicata materia, cosa che per Padova non è avvenuta. Aggiunge Segato: «In questi ultimi mesi abbiamo tra l’altro assistito a continue modifiche delle prescrizioni: dagli orari degli ombrelloni, alle dimensioni dei plateatici concedibili, dai periodi dell’anno “vietati”, fino all’ultimo provvedimento che, di fatto, dimezza le occupazioni in piazza dei Signori solo da un lato, lasciando l’altro lato pressoché immutato».

L'invito

E proprio quest’ultimo provvedimento è stato il fattore che ha convinto l’Appe a procedere per via ufficiale, notificando a Comune, Soprintendenza e, per conoscenza, alla Regione l’istanza di avvio del procedimento di ricorso al Tar. «Dal nostro punto di vista - specifica Segato - è un atto dovuto, al fine di affiancare e tutelare gli otto associati che hanno già presentato ricorso e gli altri che sono in procinto di farlo (almeno altri tre o quattro). È chiaro, tuttavia, che non vogliamo assolutamente andare al “muro contro muro” con gli Enti: siamo più che disponibili a ritirare tutti i ricorsi, qualora si giunga a un percorso concreto di revisione dei provvedimenti presi finora». Un’apertura al dialogo che gli esercenti sperano possa essere colta dal Comune e dalla Soprintendenza. Conclude il segretario di Appe: «Rinnoviamo l’invito a tutti gli esercenti del centro storico a sostenere, non solo moralmente, ma anche concretamente, i colleghi che ci stanno “mettendo la faccia” nei ricorsi, con un piccolo contributo economico, al fine di alleviare le ingenti spese che derivano dalle pratiche con il tribunale amministrativo. Alcuni l’hanno già fatto e auspichiamo che vengano presto imitati da molti altri».

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