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Martedì, 30 Aprile 2024
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All'Istituto Oncologico Veneto il presepe vivente "formato famiglia"

Una Natività particolare, animata da pazienti, personale sanitario, volontari dello IOV, a testimoniare che la lotta alla malattia oncologica necessita dell’apporto di tutti

È un presepe vivente “formato famiglia” quello allestito oggi, martedì 13 dicembre, all’Ospedale Busonera di Padova, sede dell’Istituto Oncologico Veneto. Una Natività particolare, animata da pazienti, personale sanitario, volontari dello IOV, a significare: un percorso di ricerca, come fu la ricerca di un alloggio per Maria e Giuseppe; la festosità di una nascita, come è l'auspicato obiettivo di sconfiggere il cancro; la condivisione della gioia e il ringraziamento che fu dei pastori, come testimonianza che la lotta alla malattia oncologica abbisogna dell’apporto di tutti: della determinazione dei pazienti, dell’impegno di medici, infermieri e operatori sanitari, della volontà dei ricercatori di trovare e sperimentare nuove strade terapeutiche.

Presepe vivente

Così “Maria” e “Giuseppe” sono stati impersonificati da Enrica Mengato, 35enne di Abano Terme nel 2020 colpita da cancro al seno, e da Lorenzo Rama, ventitreenne di Dueville (Vicenza), che ha sconfitto un sarcoma. Attorno, la “vivandiera” Stefania Zovato, responsabile dell’Unità operativa semplice dipartimentale Tumori Ereditari, i “pastori” Giuliano Malacco e Roberto Luciani (volontari dell’AVO, Associazione Volontari Ospedalieri), le “contadinelle” Laura Fontolan ed Erika Cavalletto (infermiere della ricerca). Tra le braccia di “Maria” e “Giuseppe”, il cuore simbolo dell’Istituto Oncologico Veneto, a rappresentare tutti coloro che, in qualsiasi ambito, con i loro "battiti" contribuiscono al progresso della ricerca, della diagnosi e della cura. Ad allietare la rappresentazione, donando il loro tempo, sono stati alcuni componenti della compagnia musicale UVM Show&Musical, conosciuta e apprezzata a livello internazionale anche per aver tradotto in italiano musical del calibro di Grease e Sister Act, a significare che ciascuno può essere di aiuto a dimostrare sensibilità e donare serenità in un percorso faticoso di ricerca e speranza. A condividere questo significato "speciale" della Natività è giunto il Vicario generale della Diocesi di Padova Monsignor Giuliano Zatti.  

Patrizia Benini

Sottolinea il direttore generale, Patrizia Benini: «Nel percorso della “Ricerca del Natale”, che quest’anno lo Iov ha intrapreso, vogliamo che questo simbolico Presepe vivente, allestito non a caso oggi, giorno di Santa Lucia, sia per tutti i malati un momento di condivisione e di “luce”. L’Istituto Oncologico Veneto è una grande famiglia formata da pazienti, operatori sanitari, studiosi, volontari. La nostra “stella cometa” è la ricerca scientifica, perché senza una ricerca di alto profilo non si può ampliare la platea dei guariti: è la ricerca che permette ai nostri occhi di traguardare l’orizzonte, la sua luminosità ci guida, passo dopo passo. Perchè, sapete, noi coltiviamo un sogno: un mondo dove il cancro è stato sconfitto. Il Natale per noi significa proprio questo: riuscire ad avvicinarci, giorno dopo giorno, a quello che stiamo cercando».

"Maria"

Racconta Enrica - “Maria”: «Era il 28 dicembre 2020 quando mi sedetti per la prima volta sulla poltrona della chemio. Gli occhi erano colmi di lacrime che, cascasse il mondo, non dovevo far scendere. Fu un po’ come trattenere il respiro per sei lunghi mesi. Quel primo giorno di chemioterapia nella mia borsa c’era anche un libro ricevuto in regalo, il mio tentativo di distrazione. Chi è entrato in questo luogo per curarsi, almeno una volta, si è sentito incredibilmente solo nel suo percorso. Nessuno è felice di entrare in un ospedale; io ero arrabbiata, rinchiusa nel mio silenzio e tutto mi sembrava surreale. Poi, con il passare del tempo ho scoperto che, effettivamente, ciò che fa riaffiorare o che causa i brutti ricordi e le brutte sensazioni sono solo gli oggetti: la poltrona della chemio, il turbante sulla testa, l’ago della flebo, il freddo tavolo operatorio, l’incessante voce robotica che chiama un numero in fila all’altro. La verità è che la solitudine svanisce quando ricordi le persone, quando incontri le persone che fanno dell’ospedale la tua seconda casa per un po’, quando sai che qui hai sempre qualcuno che ti può aiutare, che può darti una risposta. Sono le persone che mi hanno fatto sentire al sicuro, sono i pazienti, che chiamo "compagni di viaggio", che mi hanno permesso di condividere, sono i medici che mi hanno permesso di essere qui e anche di affrontare la malattia dal punto di vista psicologico. Quel 28 dicembre 2020, da quel libro lessi una frase di Enzo Bianchi che ho capito essere una breve, ma profonda, rappresentazione del significato di questo luogo: Gioia non è altro che avere uno sguardo attento verso gli altri».

"Giuseppe"

Lorenzo - “Giuseppe” riflette: «Avere questo ruolo nel Presepe ha un significato molto profondo: la forza di crederci sempre e non mollare mai, quella di saper alzare lo sguardo e vedere davanti a sé anche solo una piccola luce, una piccola stella, un piccolo Natale a cui aggrapparsi. Questa stella è la fede, è la speranza, è la famiglia... è lo IOV! La famiglia è la forza che ti sostiene sempre, nel bene e nel male. Una gioia e una tristezza condivise sono la miglior medicina, da cui puoi ripartire e tirare fuori il meglio di te. Ed è ciò che fa ogni giorno lo IOV: sostiene, ci crede, piange e ride assieme a te, ma soprattutto è una grande famiglia che non molla maii».

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