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Il Presidente Peghin: «Impedire a certe belve accesso agli stadi. Garantire sicurezza ai padovani a Catania»

Molti dei protagonisti dell'invasione con annesso lancio di torce e cinghiate erano volti noti alle forze dell'ordine. Rimane il nodo della sicurezza, che all'interno dello stadio durante la partita deve essere garantita dalla società ospitante. Bisogna quindi capire come mai il cancello dal quale sono entrati gli Ultras catanesi non fosse chiuso come gli altri, con il lucchetto

«Ci deve essere un controllo riguardo le persone a cui si danno i biglietti. Non voglio mettere la croce sul Catania ma un minimo di accuratezza su questi aspetti non possiamo non pretenderla. Mi auguro davvero che in occasione della matche di ritorno, coloro che da Padova andranno allo stadio per vedere la partita al Massimino, lo possano fare nel massimo della sicurezza», ha dichiarato il presidente del Padova, Francesco Peghin. Già perché come ha riferito anche il Questore molti dei protagonisti dell'invasione con annesso lancio di torce e cinghiate erano volti noti alle forze dell'ordine, per fatti simili. Rimane il nodo della sicurezza durante le partite, che all'interno dello stadio durante la gara deve essere garantita dalla società ospitante. Bisogna quindi capire come mai il cancello dal quale sono entrati gli Ultras catanesi non fosse chiuso come gli altri, con il lucchetto. 

Peghin risponde ai giornalisti con al suo fianco l'amministratrice delegata Alessandra Bianchi. In mattinata hanno incontrato insieme il Questore, con anche il sindaco Sergio Giordani. «Era un bello spettacolo fino al momento in cui è accaduto questo fatto increscioso e inaccettabile», ha sottolineato Francesco Peghin. I dirigenti del Padova si sono ben guardati dal richiedere sanzioni per il Catania e anzi, si intuisce dall'atteggiamento sia di Peghin che di Bianchi che non c'è nessuna intenzione di buttare la croce addosso alla società catanese, come ha premesso diverse volte parlando alla stampa. Resta però un punto dal quale è impossibile esimersi e lo evidenzia anche il presidente Peghin: «Fa arrabbiare che negli stadi italiani si vedano certe belve agire in quel modo. Per questo ringrazio davvero la Polizia e le forze dell'ordine che sono riuscite ad intervenire e quindi evitare il peggio». 

Peccato perché era perfetta l'atmosfera, ieri sera all'Euganeo, prima dell'intervallo. Lo stadio Euganeo spesso semi vuoto, è bello vederlo colorato da tanti appassionati. E' vero, c'è forte rivalità tra le due tifoserie anche per un antico gemellaggio tra gli Ultras Padova e la curva del Palermo che risale agli anni ottanta, che rende ancora più forte la distanza con i catanesi, ma a parte i toni anche aspri espressi con cori e gestacci, non c'era stato nulla da segnalare fino all'intervallo delle partita. Nulla che facesse presagire quanto poi successo.

Da immagini girate dalla tribuna dagli stessi tifosi che occupavano il settore sotto il quale si sono presentati questa sessantina di facinorosi catanesi, si vede che c'è stato chi, con cinghie e aste di bandiere ha tentato di colpire chi stava in tribuna. E dalla stessa tribuna c'è stato chi si è difeso o si è opposto al furto degli striscioni. Uno in realtà erano pure risciti a prenderlo, i catanesi, ma non uno striscione degli Ultras. Sembra un particolare irrilevante ma nel "linguaggio" ultras la questione è di quelle serie. Striscione che è poi stato in qualche modo restituito, lanciandolo oltre le barriere sotto la curva nord. E così, ad onor di cronaca, non si può non evidenziare che proprio rispetto a quel tipo di linguaggio, naturalmente incomprensibile e ingiustificabile per i più, la sessantina di ultras Catania coinvolti in questo blitz durato circa cinque minuti non se la sono presa con i loro "colleghi" di tifo ma per lo più con famiglie e persone che allo stadio vanno per vedersi la partita. Match che poi, come hanno spiegato gli stessi protagonisti, è diventato quasi surreale in questo clima assurdo dove regnava da una parte il silenzio assoluto e nell'aria si respirava ancora l'odore acre dei lacrimogeni. Ha raccontato il giocatore Palombi in sala stampa: «Siamo entrati negli spogliatoi che lo stadio era una bolgia di tifo, siamo tornati 15 minuti dopo ed era tutto diverso. Non capivamo cosa fosse accaduto e un certo punto mi sono rivolto al quarto uomo chiedendogli cosa fosse successo perché temevamo fosse successo qualcosa di grave».

Sulla vicenda si è espresso anche il sindaco di Padova che ha voluto, come nel suo stile, non gettare altra benzina sul fuoco viste le polemiche inevitabili a fronte di quanto accaduto anche se riconosce la gravità di quanto successo: «Le scene di ieri allo Stadio Euganeo sono inaccettabili, la violenza va sempre condannata con massima serverità e per nulla si addice a momenti di sport che devono portare con se valori di condivisione e amicizia. Massima solidarietà agli agenti delle Forze dell'Ordine rimasti feriti e un ringraziamento per il lavoro egregio svolto che ha evitato conseguenze peggiori. Ora sotto la regia del Questore tutti ci impegneremo per evitare in futuro simili situazioni»

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