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Siccità estrema, l'allarme di Coldiretti Padova: «A rischio oltre il 30% della produzione agricola»

«In tutto l’inverno i giorni di pioggia si contano sulle dita di una mano: sono stati quattro o cinque dagli inizi di dicembre, che hanno portato nel complesso tra i 40 e i 50 millimetri d’acqua in una intera stagione»

Nella provincia di Padova (e in particolare nella Bassa) la pioggia resta una chimera. L’ultimo giorno di pioggia, si fa per dire, risale al 25 febbraio quando nel padovano sono cadute poche gocce: un millimetro e anche meno nella Bassa, fino a 6 nell’Alta. «In tutto l’inverno - ricorda Coldiretti Padova - i giorni di pioggia si contano sulle dita di una mano: tra i quattro e i cinque giorni di pioggia dagli inizi di dicembre, che hanno portato nel complesso tra i 40 e i 50 millimetri d’acqua in una intera stagione. A questo si aggiunge la scarsità di scorte di neve accumulata in montagna e l’assenza di acqua nei canali di irrigazione».

Siccità

«Ormai la siccità nella pianura padana, spiega Coldiretti Padova, minaccia oltre il 30% della produzione agricola. Le coltivazioni seminate in autunno come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità. Ma a preoccupare è anche lo sviluppo dei prati destinati all’alimentazione degli animali perché se le condizioni di secca dovessero continuare, gli agricoltori saranno costretti a intervenire con le irrigazioni di soccorso dove sarà possibile. Dall’altra parte in questi giorni stanno partendo le lavorazioni per la semina del mais, del girasole e della soia, ma con i terreni aridi e duri le operazioni potrebbero essere più che problematiche. Molti agricoltori si stanno già organizzando con le irrigazioni di soccorso ma i terreni bisognosi di acqua sono decine di migliaia solo nella Bassa Padovana e oltre a non esserci disponibilità d’acqua nei canali i costi sono proibitivi dopo l’aumento del prezzo del gasolio, più che triplicato nelle ultime settimane». Nicola Meneghesso, giovane imprenditore agricolo di Villa Estense, prende in mano le zolle aride di un campo di erba medica della Bassa Padovana, dove non piove ormai da mesi: «Se non piove sarà veramente difficile ottenere un raccolto in grado di coprire le spese che siamo costretti a sostenere. Già in questi giorni con le semine della barbabietola stiamo riscontrando gravi difficoltà.  Molti stanno valutando di ritardare il più possibile le semine, nella speranza che arrivi la pioggia e che si possa anche evitare il rischio di brinate tardive che potrebbero bruciare le piantine appena spuntate dal terreno. Sono molte le incertezze che ci troviamo ad affrontare».

Irrigazione

Aggiunge Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova: «Se vogliamo salvare l’irrigazione nelle nostre campagne insieme alle nostre coltivazioni è necessario intervenire sulla norma del “deflusso ecologico” che rischia di impoverire la pratica irrigua e provocare danni all’agricoltura e all’ecosistema delle nostre campagne, soprattutto a fronte di periodi sempre più ricorrenti di siccità. Avevamo già lanciato l’allarme nei mesi scorsi appellandoci alla Regione. Siamo ancora in deroga  ma non possiamo sottovalutare le conseguenze negative e dannose per l’agricoltura di una norma che prevede nuovi limiti in un contesto di cambiamento climatico. La pratica irrigua fortemente ridimensionata metterebbe a rischio tutte le coltivazioni già alle prese con le variazioni del clima che portano ad annate siccitose con lunghi periodi di assenza di pioggia. Come andiamo ripetendo da anni il clima sta cambiando e l’agricoltura deve adeguarsi ripensando tecniche e modalità di coltivazione. A questo si aggiunge l’economia di guerra in cui siamo piombati in questi giorni che impone di aumentare gli investimenti proprio sul settore primario e sulle coltivazioni nazionali per ridurre la dipendenza dall’estero e sfruttare meglio il potenziale della nostra agricoltura. Servono interventi urgenti per garantire la sopravvivenza delle nostre aziende ma soprattutto vanno messi in campo interventi strutturali, attingendo alle ricorse comunitarie, dalla Pac al Pnrr, per migliorare l’irrigazione, la sicurezza del territorio, la dotazione strumentale delle aziende, la competitività e l’innovazione».

Interventi

«Servono interventi urgenti per garantire la sopravvivenza delle nostre aziende - conclude Bressan - ma soprattutto vanno messi in campo interventi strutturali, attingendo alle ricorse comunitarie, dalla Pac al Pnrr, per migliorare l’irrigazione, la sicurezza del territorio, la dotazione strumentale delle aziende, la competitività e l’innovazione. Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie abbiamo elaborato e proposto per tempo, un progetto concreto immediatamente cantierabile: ssi tratta di un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale. Il progetto  prevede la realizzazione di una rete di bacini di accumulo con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto l’ambientale laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione».

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