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Spreco alimentare, 15 miliardi in pattumiera. Ma essere virtuosi si può e conviene

Tonnellate di prodotti alimentari finiscono nei cassonetti senza essere consumati. Invece gli scarti, che dovrebbero essere ridotti al minimo, hanno grandi potenzialità

Spreco di cibo significa anche spreco di soldi: ben 15 miliardi l'anno in Italia, lo 0,88 % del Pil, secondo le stime del rapporto Waste Watcher 2019. In occasione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare AcegasApsAmga spiega come ridurre ed evitare le rimanenze che pesano sull'ambiente e sulle tasche dei cittadini.

Dallo scarto nasce elettricità

Solo un quinto del cibo che finisce sprecato deriva dalla filiera della produzione e distribuzione, il restante (per ben 12 miliardi di euro) è dovuto agli sprechi domestici e alla scarsa virtuosità dei consumatori. Acegas nel 2018 ha raccolto quasi 98 chili di rifiuti organici per abitante, che nel padovano vengono recuperati nell'impianto di compostaggio e cogenerazione Sesa di Este, dove i rifiuti organici si trasformano in compost di alta qualità ed energia elettrica. Sprecare il meno possibile e conferire correttamente gli scarti dunque è possibile e fa bene all'ambiente.

Un aiuto ai bisognosi

Dal 2009 il Gruppo Hera porta avanti il progetto “Cibo Amico” grazie al quale vengono recuperati i pasti preparati ma non consumati nelle cinque mense dell’azienda, poi donati a sei enti no profit che danno ospitalità e assistono quotidianamente
circa 140 persone in otto strutture.

I consigli pratici

Se la raccolta differenziata permette di dare nuova vita ai rifiuti, è importate prima di tutto cercare di ridurli, a partire dalle proprie abitudini quotidiane. Molto utile è la doggy bag, un contenitore da portare da casa o richiedere al ristorante per conservare gli avanzi. Fondamentale poi comprare solo il cibo essenziale, pianificando i pasti della settimana e controllare sempre le date di scadenza. Se possibile è meglio acquistare gli alimenti direttamente dal produttore per evitare gli sprechi dovuti alle lunghe filiere e donare i prodotti che non vengono consumati alle associazioni locali che sostengono le strutture caritative.

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