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Inceneritore, il Tar respinge il ricorso presentato dai comitati contrari alla quarta linea

Secondo il tribunale amministrativo si tratta di un ammodernamento che non genererà ulteriore inquinamento

Respinto il ricorso al Tar presentato dai comitati del No alla quarta linea dell'inceneritore. Bocciate le contestazioni presentate dalle sigle ambientali, che chiedevano di annullare gli atti approvati per la realizzazione. «Nel caso in cui l’ammodernamento qui contestato non fosse realizzato, l’impianto verrebbe mantenuto nella sua configurazione impiantistica esistente e potrebbe legittimamente trattare rifiuti fino al quantitativo massimo autorizzato (245.000 tonnellate all'anno, ben superiore rispetto a quello previsto dal Paur), ma utilizzando le attuali obsolete linee di trattamento - si legge nella sentenza del Tar - mentre per quanto concerne il merito, va premesso che l’assunto di controparte, secondo cui l’incremento dei rifiuti trattati nel termovalorizzatore comporterà un proporzionale aumento delle emissioni, con una relazione di tipo lineare, non solo risulta sfornito di un principio di prova, ma non tiene conto delle caratteristiche e dei benefici prodotti dal progetto di ammodernamento. L’impianto non opererà infatti a configurazione invariata, ma sarà oggetto di un complessivo revamping, interessante non solo la nuova linea sostitutiva di quelle obsolete da dismettere, ma anche la linea 3, che dovrà essere adeguata, con l’obiettivo di un miglioramento delle attuali condizioni ambientali, in particolare quelle riguardanti l’inquinamento dell’aria».

Comitati

«La sentenza del Tar respinge il nostro ricorso e ci condanna in maniera pesante al pagamento delle spese - commentano i comitati - .Da una prima lettura evidenziamo come la sentenza sia totalmente appiattita sulle argomentazioni di Hestambiente, evidenziando un totale pregiudizio nei confronti dei ricorrenti. Poiché l’inceneritore possiede già l’autorizzazione a bruciare più rifiuti, cioè 245.000 t/anno, i ricorrenti non si possono lamentare e non avrebbero neppure diritto al ricorso, dato che la quarta linea ne brucerà di meno (225.000 t/a); il fatto che l’impianto attuale non sia e non sia mai stato in grado, per motivi tecnici, di bruciare quel quantitativo è ininfluente, quello che conta è l’autorizzazione regionale pregressa, del 2009. Il maggiore inquinamento della quarta linea – calcolato sulla base dei dati di Hestambiente – viene liquidato come non dimostrato; nessun cenno alle condizioni precarie dell’aria di Padova. Si dà invece come certo il teleriscaldamento, la cui realizzazione è quanto mai aleatoria, dipendendo da una previa valutazione di fattibilità economica e tecnica, mentre a tutt’oggi non si sa chi debba sobbarcarsene l’onere; il teleriscaldamento è un fantasma, ma viene esaltato come mezzo per ridurre l’inquinamento. Anche l’autorizzazione a bruciare fanghi di depurazione contenenti Pfas viene liquidata, affermando che tali fanghi non contengono Pfas e devono essere smaltiti secondo quanto riportato in un articolo del Testo Unico del 2006, quanto mai generico, quando gli stessi documenti regionali più recenti dimostrano la presenza di Pfas nei fanghi di depurazione. Vogliamo comunque ringraziare gli ambientalisti volontari che hanno speso tempo ed energie, credendo nella validità di questa causa, i cittadini che si sono resi disponibili al ricorso e tutti coloro che ci hanno sostenuto in questa battaglia, che siamo determinati a continuare, in difesa dell’ambiente e della salute».

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