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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Un gruppo di ricercatori del Bo fonde esperienza e viticoltura

Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica «iScience» descrive i valori di paesaggi culturali unici, fatti di persone e tradizioni, sono ora a rischio a causa dei cambiamenti climatici e di una società mutata rispetto a quella del passato

La viticoltura eroica è una di quelle realtà dove sussiste un intreccio virtuoso tra il territorio e l’uomo che lo vive, lo trasforma e ne estrae i suoi frutti migliori. L’Europa ospita numerosi esempi, come i vitigni di produzione del vino Porto, in Portogallo, posti sugli aspri versanti bagnati dal fiume Douro. Oppure alcune eccellenze italiane, come i vini nati sulle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, fino alle isole più remote, come Pantelleria. Un equilibrio ora a rischio, attaccato su più fronti. Da un lato il cambiamento climatico, dall’altro, una società in continua evoluzione. Esiste un filo sottile che lega la moltitudine di micromondi dediti alla viticoltura eroica, tra valori e sfide in comune. Questi sono i temi discussi in un articolo pubblicato sulla rivista iScience dal gruppo di ricerca del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali (TESAF) dell’Università di Padova guidato dal prof. Paolo Tarolli.

Paolo Tarolli

«La viticoltura eroica, definita dal CERVIM come quei vigneti posti ad una pendenza superiore al 30%, su terrazzi agricoli, ad altitudine superiore ai 500 m di quota o in piccole isole, è un patrimonio d’eccezionale valore storico e culturale – spiega Tarolli –. Essa rappresenta un legame indissolubile tra difficili condizioni ambientali e la tenacia dei viticoltori impegnati a portare avanti secoli di tradizione nel rispetto delle radici culturali delle comunità locali». Cultura e tradizione: sono questi i temi alla base dell’unicità di prodotti vitivinicoli troppo preziosi da essere messi a rischio dai grandi cambiamenti che stanno interessando il nostro pianeta. Prendendo spunto dai risultati ottenuti nella ricerca che hanno condotto negli ultimi anni nell’ambito di progetti nazionali (Programma di Sviluppo Rurale del Veneto) e internazionali (progetto Horizon 2020 ERC TerrACE), in stretta collaborazione con i viticoltori e le amministrazioni, gli autori dell’articolo sono chiari sui rischi che questi paesaggi culturali dovranno affrontare, ma propongono anche alcune possibili soluzioni.

I ricercatori

«Da un punto di vista climatico, attualmente sono due le principali sfide dovute all'intensificazione del ciclo idrologico: precipitazioni e siccità estreme. Da un lato, piogge intense e localizzate possono provocare grave erosione del suolo agricolo e innescare frane su pendii terrazzati. Dall’altro, il protrarsi di condizioni di severa siccità (il 2022 è stato un anno estremo da questo punto di vista) sta creando criticità senza precedenti in termini di gestione dell’acqua – commentano i ricercatori del Tesaf - .L’ultimo mezzo secolo è stato caratterizzato dall’esodo rurale e dal graduale abbandono dei paesaggi montani. Le nuove generazioni non sono disposte a continuare a lavorare in condizioni estreme se i benefici economici non sono abbastanza soddisfacenti e se non viene intrapresa una chiara e concreta azione politica comunitaria a loro supporto».

La risorsa idrica

È necessario intervenire sul territorio soprattutto verso una migliore e più sostenibile gestione della risorsa idrica, anche offrendo linee guida pratiche come ad esempio la messa in opera di microinvasi, in grado di agire in caso di precipitazione estrema (laminazione del deflusso e mitigazione piene) o mancanza d’acqua (riuso dell’acqua meteorica raccolta per irrigazione di emergenza). Le nuove tecnologie di telerilevamento consentono di “digitalizzare” i versanti coltivati ad altissima risoluzione, permettendo così di simulare le precipitazioni e i deflussi d’acqua nei vigneti e guidare la progettazione delle opere in un’ottica di agricoltura di precisione.

Rete tra scienziati

Nello studio si sottolinea inoltre l’importanza di fare rete tra scienziati, aziende agricole, associazioni di categoria, enti locali, consumatori e decisori politici per una migliore comprensione delle problematiche e per la ricerca di soluzioni di mitigazione. Da qui l’importanza dell’educare le nuove generazioni su questi temi, riscoprendo il passato ma guardando al futuro, ovvero “educazione come strumento imprescindibile per la sopravvivenza dei paesaggi culturali”. E concludono: "La chiave del successo sta nel combinare le conoscenze tradizionali dei viticoltori con l'innovazione e il rigore scientifico. In questo modo, le aziende agricole possono ottimizzare gli investimenti per un paesaggio agricolo più funzionale, sostenibile e sicuro: un'alleanza vincente per affrontare queste diverse sfide naturali e antropiche".

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