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Martedì, 30 Aprile 2024
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Redazione

L'abbazia di Praglia

L’Abbazia di Praglia è sorta ai piedi dei colli Euganei, a Teolo, a circa 12 chilometri da Padova lungo l’antichissima strada che conduceva ad Este. L’Abbazia, fondata negli anni tra l’XI e il XII secolo,  rimase fino al 1304 una dipendenza dell’Abbazia di S. Benedetto in Polirone di Mantova. Solo con gli inizi del XIV secolo la comunità di Praglia, consolidatasi e radicatasi più stabilmente nell’ambiente padovano, si rese del tutto autonoma eleggendo un Abate preso tra le file dei propri monaci. Dopo il periodo piuttosto infelice, dal punto di vista sia spirituale che materiale, della “commenda” nel 1448 Praglia aderì alla Riforma di Santa Giustina di Padova e tale scelta fu la causa della sua “seconda nascita” spirituale, culturale e materiale.

ABBAZIA. L’Abbazia fu fiorente nei secoli successivi, fino alla soppressione napoleonica del 1810. Nel 1834, grazie all’appoggio del governo austriaco, i monaci rientrarono nel monastero. La ripresa della vita benedettina a Praglia ebbe però breve durata. Il 4 giugno 1867 venne applicata nel Veneto la legge che sopprimeva nuovamente tutte le corporazioni religiose. Così la comunità fu sciolta una seconda volta. La maggior parte di essa trovò rifugio nel monastero di Daila (Istria), allora in territorio austriaco. A Praglia rimasero solo due o tre monaci come custodi del monastero. Il 26 aprile 1904 due monaci ritornarono in monastero e il 23 ottobre seguente poté riprendere a pieno la vita regolare che continua fino ai nostri giorni.

COME MONASTERO. L’attuale complesso abbaziale si deve alla grande opera di ricostruzione effettuata tra la seconda metà del XV e la prima metà del XVI secolo. Unica testimonianza visibile dell’originario impianto medievale rimane oggi la torre campanaria. La vastità dell’edificio (ca 13.000 mq di superficie coperta), l’armonica razionalità ed equilibrio dei quattro chiostri che ne articolano lo spazio, lo stile architettonico in cui si integrano felicemente il tardo gotico e l’incipiente rinascimento, fanno dell’abbazia di Praglia un notevole monumento d’arte. Ma essa ci accoglie anche e anzitutto come “casa di Dio”, spazio teologico eloquente di una sapienza di vita condensata nelle stesse forme architettoniche e che ancora oggi costituisce il contesto vitale primario per una comunità di uomini che condividono la ricerca del Signore nel solco tracciato dalla Regola di San Benedetto.

LA CHIESA. La chiesa originaria doveva essere stile romanico-gotica, orientata est-ovest e probabilmente a navata unica, ma di questo primo edificio resta solamente la base del campanile. La torre campanaria doveva essere a cuspide ma, in seguito ad un fulmine che la colpì nel 1795 fu sostituita da un coronamento merlato. All’interno sono stati rinvenuti resti dell’ampia decorazione trecentesca ad affresco probabilmente della chiesa antica.
La basilica abbaziale, dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta, è preceduta da un’ampia scalinata e domina dall’alto il paesaggio circostante. L’interno è a tre navate, con dieci cappelle laterali. La navata centrale, che raddoppia la larghezza delle navate laterali, è cadenzata da esili pilastri che sorreggono la volta a botte. Il tamburo sormontato da cupola che sovrasta l’altare, gli oculi della facciata e della conca absidale costituiscono le fonti luminose principali dell’ampio edificio. Il progetto fu ideato dall’architetto Tullio Lombardo, che in quegli stessi anni (1499-1500) stava lavorando alla cappella dell’Arca del Santo, nella basilica di S. Antonio a Padova. Il catino absidale, realizzato intorno al 1530, è di Domenico Campagnola. Affrescati troviamo l’Ascensione di Cristo, una fascia decorativa monocroma in cui si svolge una ghirlanda di putti che recano i simboli della passione. Nel sottoarco si trovano sette riquadri raffiguranti busti di patriarchi e profeti e al centro il Padre Eterno. Il corpo dell’abside è suddiviso in cinque sezioni in cui sono rappresentati dei paesaggi sovrastati da cielo nuvoloso. Le due “finestre” laterali ospitano la rappresentazione dei santi padri Gregorio e Girolamo sulla sinistra, Ambrogio e Agostino sulla destra. La cupola, affrescata da Battista Zelotti, rappresenta la Glorificazione del sacrificio di Cristo. Sul tamburo, alternati alle finestre, sono rappresentati quattro episodi della vita di Gesù: la Natività, la Circoncisione, Gesù tra i dottori e le nozze di Cana. Nei pennacchi sono raffigurati i quattro Evangelisti affiancati da altrettanti Padri della Chiesa. Le pale d’altare delle cappelle laterali sono di pittori veneti dei secoli XVI e XVII: dello Zelotti è la pala dell’Assunta che si trova nella controfacciata della chiesa, altre opere sono di Dario e Alessandro Varotari, Antonio Badile, Domenico Campagnola e Luca Longhi. Sospesa sull’altar maggiore è la pregevole Croce, della prima metà del ‘400, dipinta su ambedue i lati. Realizzata a tempera su tavola è di scuola giottesca padovana. Il coro ligneo, della metà del ‘500, originariamente collocato di fronte all’altar maggiore, fu sistemato nella posizione attuale nel 1572, in seguito ai dettami del Concilio di Trento. L’Assunta che sovrasta il coro è attribuita alla Bottega di Paolo Veronese.

VISITE TURISTICHE: Il monastero è chiuso: tutti i lunedì; Capodanno; Epifania; Mercoledì delle Ceneri; dal giovedì santo alla domenica di Pasqua; Pentecoste; Assunzione; Tutti i Santi; Immacolata; Natale e vigilia.

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