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MERICORDO. C'era una volta il Festival di Sanremo

di Gianni Trivellato - Al di là delle filippiche di Celentano, questa manifestazione è ormai superata dai tempi. Un evento appartenente al periodo tra gli anni '50 e '80, quando le sue canzoni e i suoi cantanti erano una novità in assoluto

Non sono un cattolico praticante dal momento che vado raramente in chiesa: la premessa si rende necessaria considerato il commento che farò dopo aver visto la prima serata del festival di Sanremo, soprattutto in riferimento all'esibizione di Adriano Celentano. In oltre un'ora in cui il molleggiato si è esibito ho avuto la riconferma che ognuno deve fare il proprio mestiere. Celentano deve e doveva fare il cantante e non proporsi come il fustigatore di usi e costumi. Uno dice: ha un suo fascino particolare e proprio per questo conquista la gente. Rispondo dicendo che in un certo senso anche Mussolini ed Hitler avevano un certo fascino e conquistavano la gente.

OFFESE INGIUSTIFICATE. Assolutamente fuori luogo le critiche e le offese rivolte alla Chiesa e ai giornali cattolici. Possiamo generalmente condividere che la Chiesa debba rivedere certe impostazioni e certe partiche, ma non spetta ad un pur bravo ma pur sempre semplice menestrello dirlo agli italiani. Ricordo inoltre che la Rai è un ente pubblico, quindi rivolto a tutti e pertanto tutti vanno rispettati. Allo stesso modo che non si può dare dell'idiota ad un giornalista molto apprezzato e sparare gratuitamente sul nuovo e sul vecchio governo oltre che su personaggi illustri come Montezemolo. Al di là di queste considerazioni sulle filippiche di Celentano, per quanto riguarda il Festival sono convinto che questa manifestazione, oggi come oggi, sia ormai superata dai tempi. Si tratta infatti di un evento appartenente al periodo tra gli anni 50' e 80', quando le sue canzoni e i suoi cantanti erano una novità in assoluto, una proposta musicale che poi si estendeva per tutto l'arco dell'anno. Oggi di nuove canzoni e nuovi cantanti ne vengono proposte e proposti quasi tutte le settimane, per cui Sanremo vale quanto una delle tante trasmissioni di varietà programmate dalle varie tv nazionali, ma non ha più ragione di esistere come ''capolinea'' della musica leggera italiana. Tant'à vero che mentre allora vi partecipavano i migliori autori e cantanti dell'epoca, oggi costoro lo snobbano e non hanno alcun interesse a prendervi parte.

NON SOLO MUSICA. ll Festival di quegli anni era, oltre che un avvenimento dedicato al mondo musicale, anche un'occasione di messaggi politici, etici e sociali. Nei primi anni Cinquanta il festival portò alla ribalta una delle cantanti italiane rimaste più celebri nel tempo, la indimenticabile Nilla Pizzi. La sua canzone aveva un titolo significativo, dedicato ad una città italianissima che, a causa della guerra, era ancora isolata dal resto della Nazione, occupata dalle truppe americane e contesa dalla vecchia Jugoslavia: Trieste. "Vola colomba'' era il titolo della canzone e nelle parole c'era l'accorato messaggio per la città giuliana: vola colomba, dille che non sarai più sola e che tornerò''. In pratica, oltre che un atto di amore, anche l'anticipazione della tanto attesa e sospirata liberazione. E poi un'altra canzone, la ''Casetta in Canadà'', dedicata alle migliaia e migliaia di italiani emigrati non soltanto in Canada ma in tutte le parti del mondo. E potrei continuare con altre significative canzoni e con personaggi che hanno fatto la storia dello spettacolo televisivo in Italia, da Mike Bongiorno a Febo Conti.

SENZA FIORI. Aggiungo che il Festival era anche la fotografia più consona per lanciare nel mondo l'immagine di Sanremo, con una vera e propria fantastica cornice di fiori: ieri sul palco e in sala, rispetto al passato, non ho visto neppure un vaso di questi fiori. La nuova coregrafia è stata tanto decantata, ma secondo me non consona ad un evento canoro che dovrebbe rispecchiare una peculiarità tutta italiana, e cioè la voglia di cantare. Ancora: si era già visto l'anno scorso che Morandi, bravo come cantante, non ha affatto i numeri per fare il presentatore, spesso impacciato, ciondolante di qua e di là, tanto da apparirmi come un pesce fuori dell'acqua, assieme al suo compagno di avventura. Un Morandi da censurare anche per un altro motivo perchè, riferendomi sempre a quanto ricordo del passato, Mike Bongiorno non avrebbe mai esclamato ''che c...zo succede?''.

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