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MERICORDO. Personaggi: c'erano una volta la Gaetana e il Mussa

di Gianni Trivellato - La Gaetana, grassoccia e con una vestaglia nera fino alle caviglie, circolava per Padova in sella a una vecchia bici alla ricerca di vecchi stracci e bottiglie vuote. Il Mussa entrava gratis all'Appiani perchè portava fortuna, inveendo 90 minuti contro l'arbitro di turno

Chi fosse, da dove venisse, che età avesse, dove abitasse: ben pochi avrebbero saputo rispondere a queste domande. Eravamo nell'immediato dopoguerra, e ogni padovano di quegli anni, comunque, conosceva il suo nome. Un nome abbastanza strano e singolare per una donna: per tutti era la Gaetana. Piuttosto grassoccia, vittima di una grave forma di elefantiasi alle gambe, paludata con una vestaglia nera che la ricopriva fino alle caviglie, veste che probabilmente aveva un'età ancora maggiore di quella della sua padrona, il volto abbastanza emaciato, un po' baffuta (tant'è vero che i più maligni la ritenevano un mezzo uomo), circolava per città in sella ad una vecchia bici, che sembrava gemere ad ogni pedalata nel sopportare cotanto peso. E a tracolla portava un sacco piuttosto capiente, che lei riempiva con un po' di tutto.

NEMICA DELLE AUTO. Per la Gaetana le stagioni erano tutte eguali. Fosse estate o fosse inverno, sempre vestita allo stesso modo, sempre in sella alla sua vecchia bici, andava alla ricerca di vecchi stracci, scarpe rotte, ma anche bottiglie vuote o quant'altro si potesse trovare, e fosse di suo interesse, rimestando nei bidoni della spazzatura, soprattutto nelle piazze e nelle zone intorno al Prato. Poi la sera scompariva e mai si è ben saputo dove trascorresse le sue notti. Parlava pochissimo, per la verità nella maggioranza dei casi imprecava. Lo faceva soprattutto nei confronti dei ragazzini che al suo passaggio la sbeffeggiavano, oppure all'indirizzo delle auto, verso le quali spesso e volentieri alzava minaccioso un dito, come una sorta di anatema per un mondo che sembrava non le appartenesse affatto.

VOCI SINGOLARI. Eppure sulle sue origini circolavano le voci più singolari, e secondo talune di queste la Gaetana non sarebbe stata figlia di un popolo misero e ai confini della legittimità, ma addirittura avrebbe avuto nelle vene qualche goccia di nobiltà. C'era perfino chi garantiva che prima della guerra quella donna fosse cresciuta in una famiglia benestante del contado padovano, che in seguito ai bombardamenti e alle violenze subite aveva perso tutto. E la Gaetana era rimasta l'unica superstite, dopo aver a sua volta subito per anni angherie e vere e proprie violenze fisiche. Forse erano voci gratuite e di volta in volta ingigantite, in ogni caso a nessuno interessava più di tanto indagare. Anche perchè, a contribuire nel crearne un personaggio strano e al di fuori degli schemi comuni, ci pensavano le comari di città.

E POI IL ''MUSSA''. Così come incerte e quasi indecifrabili erano state le sue origini, altrettanto oscura fu la sua scomparsa. Una scomparsa che non destò grandi clamori. Eppure nella Padova ricca di personaggi illustri, e senza voler trasgredire ai valori più nobili della nostra storia, io credo sarebbe giusto consacrare un angolino anche ai personaggi più volgarmente popolari e se volete anche beoti di questa città, perchè, lo si voglia o no, fanno parte di una memoria storica. In questo angolino troverebbe legittimamente posto la Gaetana, con la quale fa il paio un altro di questi strani individui, anche lui con un nome sicuramente di derivazione popolare, il Mussa. Età sui cinquant'anni, piccolotto e grasso, era un assiduo frequentatore dell'Appiani dove poteva entrare gratis dal momento che, si diceva, portava fortuna. Il Mussa però non guardava lo svolgimento delle partite, bensì percorreva lungo tutta la sua lunghezza, avanti e indietro, la rete che divideva le tribune centrali dal campo di gioco. Il tutto allo scopo di inveire, per gli interi novanta minuti, nei confronti dell'arbitro di turno. La Gaetana e il Mussa, scampoli di una vecchia Padova che difficilmente oggi troverebbero cittadinanza. Seppure ai margini, come allora...

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