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Venerdì, 19 Aprile 2024

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MERICORDO. Gianni Brera: un poeta amico dell'Appiani

di Gianni Trivellato - Quando gliene capitava l'occasione si tuffava volentieri tra le vecchie strutture dello stadio padovano che, lo rammentava spesso, gli ricordavano il clima e la nobiltà dei più tradizionali stadi britannici

Lo conobbi la prima volta alla Piroga, in occasione di un meeting dedicato al calcio e in quella occasione era l'ospite d'onore. Più uno scrittore e un romanziere che un cronista, Gianni Brera era dotato di grande fantasia e di uno stile inconfondibile: qualità grazie alle quali influenzò non poco la terminologia calcistica, inventando vocaboli e definizioni che ancora oggi contraddistinguono le cronache del pallone, come pretattica, centrocampista, goleador, libero, cursore.

UNO STADIO INGLESE. Nel raccontare un'azione da gol, scrivera che un attaccante era riuscito ''ad uccellare'' il malcapitato portiere avversario. Nativo di San Zenone di Po, in provincia di Pavia, è sempre andato fiero delle proprie origini provinciali, definendosi un uomo cresciuto quasi allo stato brado tra i boschi e le rive del grande fiune, ''figlio legittimo del Po''. Ma probabilmente in virtù di queste sue origini agresti amava molto la campagna veneta. E in fatto di pallone, pur essendo ospite illustre dei grandi stadi tipo San Siro o l'Olimpico, quando ne capitava l'occasione si tuffava volentieri tra le vecchie strutture dell'Appiani che, lo rammentava spesso, gli ricordavano il clima e la nobiltà dei più tradizionali stadi britannici.

UN GIOVANE DIRETTORE. Iniziò la sua carriera giornalistica subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, alla Gazzetta dello sport, dove diventò nel giro di pochi anni direttore, il più giovane in assoluto in Italia. Nel tempo collaborò anche con il Giorno, la Repubblica e il Guerin Sportivo.  In quest'ultimo giornale, una rivista settimanale, si sbizzariva con un linguaggio eccelso in simpatici e brucianti siparietti con i quali prendeva di mira non solamente i personaggi calcistici del suo tempo ma anche politici e personalità di spicco, sia in Italia che nel resto del mondo.

GRANDE AMICO DI ROCCO. Carattere sanguigno, grande amico di Rocco anche se spesso e volentieri in polemica con lui, Brera sapeva condensare in una frase le doti di un campione. Gigi Riva diventò per tutti ''Rombo di tuono''; l'attaccante del Torino Pulici, che segnava gol a raffica, diventò ''Puliciclone''; Roberto Boninsegna fu ribattezzato come ''Bonimba''; e per Gianni Rivera coniò il nomignolo di ''abatino''. In effetti Rivera non aveva un fisico statutario, non era in fatto di muscoli un maggiorato. Non aveva neppure una grande velocità di esecuzione, ma tecnicamente era dotato a livello dei grandi campioni del calcio mondiale. A Brera però non è mai piaciuto e appena era possibile lo castigava con la sua penna bruciante.

UNO STRANO DESTINO. Amico di Rocco, che stimava moltissimo, Brera condivideva con il tecnico triestino anche un altro amore: gli piacevano non poco la buona tavola e i vini più pregiati della italica penisola. Successe che quasi contemporaneamente i due furono messi in guardia dai medici, che li invitarono ad una vita più moderata, praticamente rinunciando al vino. Rocco non tenne in alcun modo questi ''avvertimenti'' e poco più che sessantenne diede addio alla vita. "Una vita che mi piace troppo'' confidò agli amici Brera e pur se a fatica si costrinse ad una dieta ferrea. Ma per uno di quei strani e galeotti scherzi del destino, di ritorno da una conviviale dove aveva praticamente bevuto solamente acqua, Brera rimase vittima di un incidente stradale, riunendosi con l'amico Nereo per parlare probabilmente anche lassù di pallone e - perchè no? - dell'amato Appiani. Quell'Appiani che oggi alcuni ingrati nipoti vorrebbero cancellare anche dalla memoria di una città.

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