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MERICORDO. La Vitaliano Lenguazza, un'orchestra ''da impazzire''

di Gianni Trivellato - Prendeva corpo una cinquantina d'anni fa al Bo un'iniziativa destinata ad avere un clamoroso successo. Un'avventura sorta per caso da un'idea di Carlo Barotti, forse l'unico che se ne intendeva un po' di musica, note e accordi

"Gaudeamus igitur'': questo era in assoluto l'inno della goliardia patavina quando frequentavo l'università. Non so se lo sia ancora oggi, mi auguro di sì, anche se mi par di vedere, nella maggioranza, una stirpe studentesca più impegnata a discutere e dibattere di questioni socio-politiche che a godere di una età e di una condizione che poi ben difficilmente si possono ritrovare con il passare degli anni. Sento già un coro di voci a contestare la mia affermazione, come a dire che è molto più vantaggioso poter contare su una gioventù da presto responsabilizzata, che non su una gioventù troppo godererecia e distaccata dalle problematiche dell'esistenza. Soprattutto oggi con l'aria di crisi che tira e le difficoltà di trovare lavoro.

L'ORCHESTRA. Sarà anche vero, ma essere goliardi non significava a suo tempo essere soltanto degli irresponsabili festaioli, troppo affezionati al cosiddetto ''goto de vin'' e sempre alla ricerca di amorose avventure. Lo studente del Bo sapeva anche proporsi con iniziative degne di essere accolte con ammirazione e considerazione dal mondo degli adulti: e così accadde una cinquantina d'anni fa quando un gruppo di autentici goliardi fondò perfino un'orchestra destinata ad avere un clamoroso successo: la Vitaliano Lenguazza, che prese il nome, se ben ricordo, da un vecchio musicista che abitava nell'altrettanto vecchio rione denominato ''il ghetto''. Un'avventura sorta praticamente per caso da un'idea di Carlo Barotti, forse l'unico che se ne intendeva un po' di musica, di note, di accordi. Credo di ricordare che l'iniziativa sia nata mentre in cinque erano seduti al tavolo di una vecchia osteria, oggi scomparsa, nei pressi del Pedrocchi. Luogo che rappresentava un po' il punto di incontro degli studenti, assieme alla storica ''da Nane e daa Giulia''.

LO SCHERZO SI FA SERIO. Con Carlo sedevano a quel tavolo Gigi Villani, Paolo Campesan, Marcello Zancan e Giorgio Rupolo. Eravamo nei primi giorni del 1959, bisognava fare qualcosa per festeggiare nel migliore dei modi la ricorrenza dell'8 febbraio. In qualche modo i cinque ardimentosi riuscirono a dotarsi dei primi strumenti, dalle armoniche alle trombe e decisero anche di darsi una austera divisa, fatta di tight e bombetta. Tutto ovviamente per scherzo, ma che stava diventando, giorno dopo giorno, terribilmente serio. In rapida successione al quintetto aderirono altri giovani ricchi di entusiasmo e soprattutto quello che in poco tempo sarebbe diventato il maestro concertatore, Dario Cicero. E anche lui si vantava di non conoscere le note musicali. Tutto ad orecchio, incredibile ma vero.

I CONCERTI. Nel repertorio primeggiavano naturalmente canti ed inni goliardici a cominciare dalla Vispa Teresa, riveduta e corretta in versione Lenguazza. E cosa singolare, anche se la maggioranza dei suonatori non aveva mai studiato musica, il gruppo trovò subito una incredibile intesa, pur non mancando spesso le cosidette stecche. ''Fanno parte del nostro programma'' diceva con estrema serietà Carlo Barotti dal palco, suscitando in questo modo attorno alla banda una ancor maggior simpatia. Perchè la tradizionale ironia del goliarda non veniva certamente meno durante i concerti. Così nell'annunciare i vari pezzi musicali non mancavano le gustose battute del presentatore del tipo: ''Rosina dammela, Rosina dammela, sì perchè chiedere è lecito'', oppure ''Bimbe belle facciamo all'amore', poi bisogna vedere quante volte e se semo proprio in grado de farlo ben!''.

UNA PIETRA MILIARE. La Polifonica ideata da Barotti e soci, oltre che apprezzata in numerosi concerti  ''da tutto esaurito'' al teatro Verdi, raccolse consensi e successi un po' in tutta Italia ed ebbe anche l'onore di partecipare ad una serata televisiva in Rai, se ricordo bene durante un'edizione di Canzonissima degli anni Sessanta. Quella prima banda musicale durò esattamente dieci anni e concluse la sua entusiasmante avventura nel febbraio del 1969, quando gran parte dei suoi componenti avevano ottenuto la tanto sospirata laurea. Negli anni successivi vi sono state, e vi sono tuttora, delle riedizioni fortemente volute dagli eredi di quella prima mitica formazione perchè, come giustamente si leggeva in un manifesto che annunciava un nuovo concerto al Verdi, la Vitaliano Lenguazza ''rimane una pietra miliare della tradizione goliardica patavina''. Ma forse lo spirito di allora, malgrado le buone intenzioni di taluni, non è più lo stesso tra la maggioranza dei frequentatori del Bo...

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