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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

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Il fantasma del violinista: la chiesa di Santa Caterina e il mistero della tomba di Tartini 

Ogni città, si sa, ha i suoi fantasmi, e Padova certamente non è da meno. Per tentare di incontrarne uno tra i più illustri, e farsi raccontare la sua storia, bisogna raggiungere la chiesetta di Santa Caterina d’Alessandria, in via Cesare Battisti a Padova, un edificio sacro di origini molto antiche, oggi in gestione al Centro Universitario, ma da sempre legato all’ambiente dello Studium patavino. 

SANTA CATERINA, LA CHIESA DEGLI UNIVERSITARI. Patrona di studenti e intellettuali, la Santa cui è dedicata la chiesa accolse nel suo luogo di culto tutti coloro che a vario titolo facevano capo al mondo universitario, cui erano riservati spazi all’interno dell’edificio. Tra le altre cose, l’ateneo provvedeva anche alla sepoltura degli scolari deceduti lontano dalla patria, per i quali fu allestita nel 1652, la tomba ancor oggi visibile nella parte centrale dell’aula liturgica (Scolarium Alumni Facultatis Studiosis Sepulchrum) voluta dalla corporazione studentesca. Nel corso dei secoli Santa Caterina andò assumendo i caratteri di piccolo pantheon dell’Università: qui, pare, siano stati battezzati i figlio di Galileo Galilei e qui – e veniamo finalmente al nostro fantasma – fu seppellito nel 1770 il celebre violinista e compositore Giuseppe Tartini, accanto alla moglie, Elisabetta Premanzore. 

GALEOTTO FU IL VIOLINO. Giunto a Padova dal paese natale, l’Istria, nel 1710 per studiare giurisprudenza, il giovane Giuseppe (come tanti studenti ancora oggi…) si stancò ben presto della disciplina e si innamorò di una giovane a cui dava lezioni di violino, Elisabetta, che decise di sposare in segreto suscitando le ire dei genitori e nientemeno che dell’allora vescovo di Padova, Giorgio Cornaro, parente della sposa novella. La scappatella fu infine perdonata e Tartini divenne primo violino con il titolo di “capo-concerto” presso la prestigiosa cappella musicale della Basilica del Santo. La moglie lo precedette nella tomba dove oggi giacciono insieme, ma un fatto curioso tinge di mistero questa romantica vicenda settecentesca: si dice infatti che le spoglie del violinista scomparvero dalla sepoltura e diversi abitanti della zona raccontarono di aver visto, nella notte, chi una figura femminile, danzare sulle note di una melodia sconosciuta, chi una figura maschile, intenta a suonare appassionatamente il violino. 

UN LUOGO DA VISITARE. Anche se i fantasmi di Tartini e della moglie difficilmente si faranno vedere durante il giorno, vale la pena comunque visitare la chiesa, un po’ per respirare l’atmosfera della lunga tradizione universitaria padovana, un po’ per ammirare il sontuoso altare maggiore con statue probabilmente del Bonazza e lavori di altri artisti di rilievo come Giordano e Damini, la pala con la rappresentazione delle Nozze Mistiche di Santa Caterina, attribuita a Bonaccorsi, i più antichi affreschi alle pareti e l’organo settecentesco, restaurato di recente, spostato qui nel 1844 dalla Chiesa di San Paolo, presso Ponte Molino, dove si raccoglievano i mugnai. 

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