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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

La chiesa di San Tommaso Apostolo a Monselice

La chiesa di San Tommaso Apostolo, è una delle più antiche di Monselice, appare citata per la prima volta in un documento riferito all'anno 828 nel quale Gregorio IV papa conferma al monastero di Santa Giustina di Padova la proprietà dei beni. Un altro importante documento risale all'anno 914. Con esso Ingelfredo conte di Verona dona al monastero di San Zaccaria di Venezia la corte di Petriolo con la chiesa di San Tommaso in Monselice, corte che in una precedente carta del 906 appare elargita ad Ingelfredo dal vescovo di Verona Adelardo, il quale a sua volta l'aveva ricevuta dal nipote Wicherio. 

E' bene precisare che la corte di Petriolo doveva estendersi dalle propaggini meridionali della Rocca a quelle del Monte Ricco, verso est, restando al di qua però del corso d'acqua detto Vigenzone, e spingersi sino ai confini con Pernumia, inglobando la vasta area agricola che è chiamata tuttora Arzer di Mezzo. La puntuale localizzazione di quest'ultima ci offre ancora la possibilità di constatare la presenza in Monselice, agli inizi del sec. X, di un castello con mura di fortificazione attornianti quel colle abitato, oggi detto la Rocca, che allora appunto portava il nome di Mons Silicis, passato poi a indicare la Città nel suo insieme. 

Pieve di San Tommaso fuori le mura - Monselice Nell'anno 994, in un placito tenuto sulla contestata proprietà del monastero di San Zaccaria di Venezia, accanto al titolo di San Tommaso appare quello di San Zenone, testimonianza forse non casuale del legame originario della cappella con la Chiesa veronese. L'importanza economica della corte doveva essere notevole nell'ambito del territorio monselicense, e non soltanto di questo: nel Codice Diplomatico Padovano di Andrea Gloria è possibile seguire infatti tutta una serie di interventi che hanno come oggetto le contese intorno alla corte di Petriolo, ora da parte dell'abbazia di Santa Maria della Vangadizza, ora dei vescovi di Padova e di Vicenza o del monastero di Santa Giustina di Padova. 

Dopo la fortunata ascesa nei secoli dell'alto medioevo, la sorte di San Tommaso sembrava comunque segnata. Di essa abbiamo notizie disastrose alla fine del 1400, quando viene trovata nella visita vescovile del 1482 in pessimo stato e minacciante rovina. Nel 1610 fu costruita l'abside e nel 1676 vennero aperte le due profonde cappelle laterali. Questi lavori comportarono la rovina degli affreschi duecenteschi. Nella prima metà del 1800 si concretizza l'ultimo tentativo di un rilancio che si rivelerà infruttuoso. Nel 1832 viene rifatta la casa canonica e si riedifica di lì a poco la torre campanaria, ma già nel 1864 la visita pastorale di Federico Manfredini offre un quadro desolante. La miserabilità dei parrocchiani è ovunque constatabile, il passivo prevale sull'attivo e ogni annuo i fabbriceri devono supplire di tasca propria ai bisogni della chiesa, essendo le questue insufficienti. 

Nessun medico, nessuna levatrice sono qui domiciliati ed appare ancora più evidente che la vita cittadina pulsa ormai completamente dalla parte opposta del colle, ai piedi di San Paolo e del Castello di Ezzelino. Il colpo di grazia arriva nel 1919, quando San Tommaso cessa di avere funzioni parrocchiali e diventa succursale del Duomo. L'ironia della sorte ha voluto che proprio in questi ultimi anni la zona gravitante attorno all'antica corte di Petriolo abbia ricevuto un rinnovato impulso: è stata creata una nuova parrocchia, quella del Santissimo Redentore (1957), ci sono progetti per ampi sviluppi edilizi, ma si è dimenticato San Tommaso, cancellandone assurdamente il ricordo secolare perfino nella toponomastica. Attorno agli anni '90 del secolo scorso il Consorzio per la valorizzazione dei colli Euganei ha acquistato la chiesetta e promosso notevoli lavori di restauro che le hanno conferito nuova funzionalità. 

La chiesa presenta tre diversi episodi figurativi di mani distinte ma comunque stilisticamente abbastanza omogenee, la cui datazione (Cozzi) va scaglionata entro gli ultimi tre decenni del Duecento. Il brano più consistente raffigura l'ultima cena: si conservano busti più o meno frammentari di otto apostoli, seduti dietro la tavola imbandita; purtroppo è andata perduta la zona mediana del dipinto, che doveva mostrare la figura centrale di Cristo e dei quattro apostoli mancanti. Nella chiesa di San Tommaso, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Monselice, è stata allestita una mostra permanente di riproduzioni attestate di armi e armature del medioevo e del rinascimento unica nel suo genere. I pezzi esposti infatti, vengono mostrati non come "oggetti" ma "strumenti" e i visitatori non solo sono autorizzati a toccarli, ma vengono letteralmente esortati a provarli. Le guide disponibili durante aperture non sono occasionali, bensì rievocatori storici che usano tali strumenti e ne conoscono la storia e la funzionalità e hanno esperienza nel maneggiarli.

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