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A cura di PadovaOggi

Museo geopaleontologico di Cava Bomba a Cinto Euganeo: la storia

Può esistere un luogo che collega il passato più recondito e insondabile al presente, la natura all'industria, la storia dell'uomo, le sue fatiche e i simboli del lavoro e della dignità con la gioia dello svago e del tempo libero? Probabilmente sì, ma, verrebbe da pensare, chissà dove... ebbene, questo luogo esiste ed è a una ventina di chilometri dal centro di Padova: è il museo geopaleontologico di Cava Bomba, in via Bomba a Cinto Euganeo.

Quando si sentono le parole "Museo geopaleontologico" uno sbadiglio corre alla gola dei più: si pensa a tetri edifici grigiastri immersi in qualche complesso edilizio cittadino o tutt'al più nel centro di una città, pieni di stanze ampie e adornate da teche piene di sassi e ossa fossili... ebbene, Cava Bomba è tutto tranne questo. Cominciamo col dire che Cava Bomba è immerso nel verde del monte Cinto: il complesso è infatti una vecchia fornace per la produzione della calce dal calcare della cava del monte, che da quando ha cessato la sua attività produttiva ha visto la vegetazione riappropriarsi degli spazi circostanti.

Diciamo poi che Cava Bomba ha una storia affascinante: costruita all'inizio del XIX secolo, è rimasta quasi invariata fino all'inizio degli anni Settanta, quando i forni sono stati definitivamente spenti; la sua struttura è sorprendente, tutta livelli e terrazzamenti, solcata da una fitta rete di ferrovie di servizio e sovrastata dalla tozza e ampia ciminiera della fornace, e suggerisce una storia di duro lavoro, sì, ma racconta anche di periodi in cui l'economia italiana e nella fattispecie padovana andava nascendo per quella che conosciamo ora, ed è probabilmente a Cava Bomba che dobbiamo la maggior parte dei tetti che ci riparano dalla pioggia, dato che con ogni probabilità la calce servita per la costruzione in cui abitiamo, se è un po' datata, veniva proprio da lì.

Si può dire poi che è una gioia che si sia deciso, in un'epoca in cui l'attenzione nei confronti dell'archeologia industriale era praticamente inesistente (vedi i casi delle fornaci Carotta e Morandi a Padova), si sia deciso fin da subito di trasformare quel bellissimo impianto in un museo, nobilitandolo attraverso una delle qualità più pure delle società umane: la cultura. La nascita del museo di Cava Bomba va fatta risalire al periodo dell'esaurimento della cava, quando in fondo agli strati di calcare dell'antico mare che una volta sommergeva la pianura fu trovato un immenso giacimento di pesci fossili, e proprio a causa di quel ritrovamento parve scontata la scelta di trasformare la struttura in museo geopaleontologico quando, negli anni '80 venne restaurata radicalmente.

Il percorso espositivo parla della storia dell'impianto, con un puntuale excursus sul processo produttivo e sulla logistica della fornace stessa, passando quindi alle tre sezioni del museo vero e proprio, quella dedicata alla geologia dei colli Euganei, quella alla mineralogia con la collezione del naturalista e pittore estense Delmo Veronese, e la collezione Niccolò Da Rio, rocce e fossili raccolti fra il Settecento e l'Ottocento. All'uscita del percorso espositivo, il parco geologico accoglie il visitatore fra i suoi grandi campioni di roccia e le riproduzioni di animali preistorici a grandezza naturale, accompagnandolo verso l'uscita e la passeggiata verso il ritorno... che può magari culminare con una sosta all'osteria più vicina, distante appena una manciata di metri e dal nome a dir poco suggestivo: El Buso dei Briganti. Un sabato pomeriggio davvero ben speso.

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