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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

Padova, tra leggende remote, modi di dire e curiosità di oggi e di ieri

Si pensa di conoscere la città in cui si vive come le proprie tasche... finchè in un pomeriggio ozioso non ci si mette a scorrere storia, dati, statistiche e peculiarità delle bellezze artistiche, e ci si trova davanti a un mondo di cui non si sospettava l'esistenza. Scavando nell'intimo della città di Padova e della sua provincia, abbiamo scovato dieci fatti interessanti che forse non tutti conoscono, che dipingono un quadro davvero interessante e peculiare del territorio.

1. La città dei tre "Senza".... ma perchè?

Sul Santo senza nome non c'è dubbio: Sant'Antonio è "il" santo, quello per antonomasia, e non si discute. Ma il "caffè senza porte"? Presto detto: in barba alla quiete pubblica, il Caffè Pedrocchi fino al 1916 era aperto ventiquattr'ore al giorno, privo di vetrate (con buonapace dei freddolosi) e i suoi prezzi economici gli garantivano un costante andirivieni di studenti. "Prato senza erba", poi è dovuto al fatto che dopo la piantumazione ottocentesca a platani di Prato della Valle, la celebra piazza cittadina restò per lungo tempo priva di erba. 

2. Agricoltura sperimentale.

Il cinquecentesco Orto Botanico di Padova, fra l'altro il primo al mondo, fu anche il primo ad avviare in Italia la coltivazione sperimentale di patate e girasoli, che come tutti sanno furono importati dal Nuovo Mondo. Avessero mantenuto il monopolio nazionale, probabilmente ora Padova sarebbe ricca come New York...

3. Metropoli diffusa.

Malgrado la popolazione del Comune di Padova si attesti sui 210671 abitanti, inferiore di ben 50000 cittadini alla vicina Verona, la sua provincia conta ben 938296 abitanti, collocandosi al primo posto nel Triveneto con una densità di popolazione di 437 abitanti per chilometro quadrato. Non male per un territorio in larga parte rurale. 

4. Padovani Gran Dottori?

Malgrado quella di Padova sia una delle Università più rinomate e attive d'Italia, sono davvero pochi in percentuale i padovani che ne usufruiscono. Si pensi infatti che nel 2014, su un totale di 19365 laureati, i nuovi dottori padovani sono stati 5410, appena il 28% del totale. 

5. Il Castello dell'Amore.

Prato della Valle era teatro nel Medioevo di un'usanza che sarebbe davvero bello riscoprire, o per lo meno rielaborare: al suo centro vi si custruiva un castello di legno, sulle torri del quale un certo numero di ragazze, belle e di buona famiglia, montavano la guardia contro un'orda di giovani che prendeva d'assalto la fortificazione lanciando fiori, frutta pregiata, gioielli e boccette di profumo. Una volta conquistati i torrioni, i primi giovani arrivati prendevano per mano la ragazza che avevano scelto di "assaltare" e avevano quindi diritto di cenare assieme a lei... e in un secondo tempo, nel caso l'assedio fosse coronato da duraturo successo, di farci una bella famiglia. 

6. Un Antenore un pochino in ritardo.

La tomba di Antenore di piazza Antenore, in realtà, non contiene affatto i resti dell'eroe troiano, ma quelli di un razziatore ungaro del IX secolo, il cui sarcofago ricolmo dei preziosi accumulati durante le scorrerie fu ritrovato nel XIII secolo. Fosse stato davvero Antenore, sarebbe arrivato a Padova in un ritardo approssimativo di 2400 anni... Altro che Trenitalia!

7. Grattacieli medievali.

Passeggiando per le viuzze del Ghetto e alzando gli occhi al cielo, si nota subito che i caseggiati sono assai più alti della media del centro storico, e che le finestre sono stranamente fitte e vicine. Questo perchè agli ebrei non fu mai consentito di ampliare il ghetto malgrado la loro popolazione aumentasse, così si videro costretti a sviluppare gli edifici in altezza, ottimizzando gli spazi per ricavare più alloggi. 

8. La "Gatta" e gli scherzi da caserma.

La Gatta, storico simbolo cittadino ed espressione della tenacia padovana, deriva la sua leggenda da un truculento episodio consumato durante l'assedio operato da Massimiliano d'Asburgo nel 1509: le truppe asburgiche, intenzionate a sfondare le mura con una macchina da assedio chiamata appunto "Gatta", si videro canzonare dai soldati padovani, che, legata una gatta viva a una lunga pertica, la agitarono dal bastione sopra le loro teste recitando filastrocche derisorie. All'epoca la tutela degli animali era ovviamente un concetto di là da venire. 

9. Crisi? Davvero?

Nel 2014 il prodotto interno lordo della sola provincia di Padova ha ecceduto i 26 miliardi e mezzo di euro, collocandosi ancora al primo posto nel Triveneto (e fra le più elevate posizioni a livello europeo) e superando il Pil totale dell'intero Paraguay. 

10. Imprenditori nati.

Sempre al 31 dicembre del 2014, nel territorio padovano erano attive 90287 imprese. Considerando che la popolazione totale non supera il milione di abitanti, si può dire al termine di un calcolo più scherzoso che serio che un padovano su dieci è un imprenditore.

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