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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

Papiro di laurea, dalle origini ai giorni d'oggi una peculiarità dell'università di Padova

Amatissimi dagli studenti e detestati dalle amministrazioni pubbliche, i papiri di laurea sono qualcosa che contraddistingue Padova nel mondo: non esiste infatti un'altra città universitaria dove la tradizione del papiro sia tanto viva come all'ombra delle cupole del Santo. Eppure, il papiro nasce con una vocazione del tutto diversa da quella che ora conosciamo. 

Le sue origini vanno fatte risalire al XVI secolo, quando le lauree venivano celebrate tutte una volta l'anno, in grandi cerimonie collettive che coinvolgevano l'intera cittadinanza. Per attribuire all'evento un pizzico di dovuto personalismo, comunque, gli studenti erano soliti realizzare e affiggere per le strade cittadine dei piccoli manifestini che annunciavano la laurea del novello dottore; questi foglietti però non avevano nulla a che fare con la vita goliardica e godereccia che leggiamo sui moderni papiri: si concentravano piuttosto, con notevole enfasi retorica, sulla carriera universitaria dello studente, magnificandone le doti intellettuali e augurandogli fortuna e successo, ed erano assolutamente privi di distinzioni grafiche come caricature e disegni eccezion fatta per qualche leziosità tipografica.

Solo nel secolo successivo cominciano a comparire le prime rappresentazioni dello studente, anche se il contenuto satirico che oggi conosciamo non comparirà che all'inizio del Novecento, grazie all'opera del caricaturista sardo Raoul Chareun, meglio noto con il nome d'arte di Primo Sinopico, che a Padova fu studente e dove portò la sua arte: con lui il papiro cambia rotta, divenendo incentrato sulle caricature anziché sui testi e recando piccoli cartigli che descrivevano, infine, sia la vita accademica che i piaceri del vino e del cibo... ma non ancora del sesso (all'epoca qualunque allusione sarebbe stata considerata pornografica e punita ai termini di legge). A partire dalla svolta di Chareun, il papiro assume un ruolo del tutto diverso, pienamente artistico: papiristi famosi furono i caricaturisti Amen e Robinet, mentre fra gli anni Venti e Trenta la corrente futurista si occupa anche delle vignette dei papiri grazie ad autori come Dormal, Novo e Dalla Baratta. La figura del laureato è in questi anni rappresentata generalmente per intero, contornata da vignette che ritraggono il neolaureato nelle scene della sua vita quotidiana, dagli hobbies agli sport (aspetto importantissimo durante il fascismo), fino, per la prima volta, alle avventure galanti del candidato, con rappresentazioni di donnine più o meno svestite ma comunque mai volgari e dotate di una notevole discrezione.

La tradizione si spegne quasi in tempo di guerra, per riprendere in modo esplosivo negli anni '50, anni d'oro della Goliardia: è in questo periodo che espliciti riferimenti alla vita sessuale, descritta con dovizia di particolari se non con esagerazione, cominciano ad imperare sui manifesti di laurea, e proprio in questi anni si comincia ad accompagnare la lettura del papiro con scherzi e giochi legati al vino. Nasce così il papiro di laurea per come lo conosciamo oggigiorno. 

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