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Padova da Vivere

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A cura di PadovaOggi

"Restare in braghe de tea": il significato del detto padovano

"So rimasto in braghe de tea". Quante volte lo si sente dire o lo si dice in prima persona? Il significato è ben chiaro: sono al verde, non ho una lira o, nella peggiore delle accezioni, sono fregato, non ho più nulla con cui affrontare la vita. Anche l'etimologia è piuttosto chiara, dato che risulta abbastanza lampante quanto il detto restituisca l'immagine di una persona che non ha nulla più delle sue mutande (braghe di tela, appunto) addosso, ossia nulla, solo il più intimo e a basso costo degli indumenti. Eppure, il significante di questo detto non si sofferma solo all'immediata immagine di una persona tanto povera da essere seminuda: alla sua base sta un aneddoto storico complesso e interessante, un aneddoto tutto padovano

Nel '200 infatti, la quantità di cittadini incarcerati per debiti, fallimento e insolvenza era diventato così elevato da indurre l'amministrazione comunale di Padova ad adottare misure più "morbide" e rapide per punire gli insolventi....una specie di depenalizzazione ante litteram. La procedura era la seguente: l'insolvente, dopo il regolare processo, veniva condannato a "Restare in braghe di tela", appunto: veniva quindi denudato, lasciandogli addosso solo le mutande, e issato sulla Pietra del Vituperio, capitello di granito attualmente visibile all'interno di Palazzo della Ragione ma all'epoca collocata in piazza Dei Frutti.

Doveva quindi lasciarsi cadere tre volte sul freddo granito, sbattendo fragorosamente le natiche sulla pietra e urlando alla cittadinanza la sua colpa... ecco tutto. Una prassi apparentemente insignificante, ma che si basa però su quel concetto che secoli dopo la sociologia identificherà come "stigma sociale": la cittadinanza, dopo aver visto il condannato restare in braghe de tea, sapeva che di un simile personaggio non c'era da fidarsi in questioni d'affari, e la sua capacità di condurre operazioni finanziarie più o meno rischiose era compromessa per sempre....quantomeno in città! Curiosità: la pratica delle Braghe de Tea fu introdotta dall'amministrazione comunale dietro suggerimento di un personaggio a dir poco illustre, preoccupato per lo stato orribile in cui versavano i carcerati delle galere cittadine, disumanamente sovraffollate: nientemeno che Sant'Antonio da Padova

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