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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Il 2 febbraio la laurea a Giulia, Elena prosegue la sua battaglia

Si terrà nell’Aula Magna di Palazzo del Bo il conferimento della laurea in Ingegneria biomedica a Giulia Cecchettin. Sarà presente anche la ministra dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini. La sorella Elena esprime solidarietà alla famiglia di Giulia Tramontano e accusa i media

Si terrà venerdì 2 febbraio 2024 alle ore 11,00 nell’Aula Magna di Palazzo del Bo il conferimento della laurea alla memoria in Ingegneria biomedica a Giulia Cecchettin. Studentessa dell'Università di Padova, avrebbe dovuto ricevere la laurea 16 novembre scorso. Scomparsa e uccisa l'11 novembre, il suo corpo martoriato è stato ritrovato una settimana dopo.

Il femminicidio di Giulia ha scosso tutto il paese. Alla cerimonia del Bo, che sarò aperta dai saluti della rettrice, Daniela Mapelli, sarà presente anche il ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini. «Aveva fatto un bel lavoro, una tesi svolta molto bene, sicuramente da pieni voti. Ricordo ancora il suo viso a lezione, sempre molto attento, sorridente, partecipe. E ricordo l’ultima mail che mi ha mandato con il suo lavoro, alle 17 dell’11 novembre...», ha raccontato a Repubblica la professoressa Silvia Todros, che insegna Meccanica dei materiali nel corso di laurea in Ingegneria biomedica dell’Università di Padova, la facoltà che frequentava proprio Giulia.

Dal punto di vista delle indagini, invece, sono stati conferiti gli incarichi per le perizie sull'auto e i telefoni di Filippo Turetta, l'omicida della studentessa. Nel pomeriggio di mercoledì 17 gennaio si è tenuta in procura a Venezia l'udienza nella quale il pm Andrea Petroni ha assegnato gli incarichi per le super perizie sulla Fiat Punto di Filippo Turetta, reo confesso dell'omicidio, e sui supporti informatici trovati al suo interno.Si tratta in particolare delle macchie di sangue e delle tracce biologiche rinvenute sui sedili e nell'abitacolo dell'auto, del coltello che si ritiene possa essere l'arma del delitto, del pc portatile e dei due telefoni del ragazzo (quello di Giulia non è stato mai ritrovato). La procura ha nominato per le analisi sulle tracce biologiche il colonnello Giampietro Lago, capo dei Ris di Parma, il maresciallo Nicola Gibin per la perizia informatica sul pc di Turetta, mentre la famiglia Cecchettin, rappresentata dall'avvocato Piero Coluccio, ha nominato Nicola Chemello, per la copiatura forense dei supporti, Francesco Zorzi, come consulente tecnico, e per gli accertamenti scientifici Edoardo Genovese. Per la difesa di Turetta, infine, l'avvocato Giovanni Caruso ha nominato quale consulente tecnico l'ingegner Mauro Carnevali. Dagli accertamenti, irripetibili, si potrà probabilmente fare chiarezza anche sull'ipotesi della premeditazione, che finora non è stato contestata a Turetta, accusato di omicidio, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Ricordiamo che Turetta è stato fermato e arrestato in Germania, a 150 km da Lipsia mentre era fermo a un lato della strada sulla sua Grande Punto nera, cercata per giorni dagli investigatori. Era il 17 novembre, l'indomani delr ritrovamento del corpo di Giulia, vicino al lago di Barcis, in provincia di Pordenone. Ora si trova detenuto nel carcere di Montorio a Verona.

Nella vicenda di Giulia, loro malgrado sono diventati della scena pubblica anche il papà e la sorella della vittima, Elena. Entrambi con coraggio e nella sopresa generale hanno fatto intendere quanto questa tragedia, non essendo purtroppo un caso isolato, va affrontata con la decisa volontà di affrontare il drammatico tema dei femminicidi nel nostro paese. Le loro nette prese di posizione hanno costretto tutti a ragionare sulla grave situazione, innescando inevitabilmente anche tante critiche da parte di chi nega ci sia davvero un problema. Che invece la questione sia grave lo dimostrano i casi di Rita Talamelli, 66 anni che è stata uccisa il 23 novembre, Meena Kumari, 66 anni, e Vincenza Angrisano 42 anni che sono state uccise il 28 novembre. Non erano ancora stati celebrati i funerali di Giulia. E dopo ce ne sono state ancora altre, vittime. Al numero delle donne morte inevitabilmente va associata la stessa cifra per quanto riguardi i maschi che uccidono. Per questo Elena ha scelto di spendersi in prima persona. E lo ha fatto in questi giorni «Immaginate essere la famiglia di una vittima di femminicidio e, dopo la prima udienza del processo, vedere ogni giornale titolare articoli e prime pagine alle lacrime e al taglio di capelli del femminicida. In più: metà di questi giornali chiamerà il fatto ‘omicidio’, non femminicidio. Molti di questi titoli non prevedono il nome di Giulia Tramontano, ma solo del suo femminicida», scrive Elena sui social accusando la narrazione che si fa sui media del processo. L'imputato deve essere giudicato per aver inflitto 37 coltellate la fidanzata Giulia Tramontano, di 29 anni, incinta al settimo mese, nella loro abitazione a Senago, nel Milanese, il 27 maggio scorso. Elena accusa la stampa di trattare in «maniera irrispettosa e facendo clickbait i casi di femminicidio». Elena ha chiusoi il suo post in maniera inequivocabile: «La narrativa della violenza di genere deve cambiare. Solidarietà alla famiglia di Giulia Tramontano».

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