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Cronaca Camposampiero

31 luglio, la Fiom ricorda Gezim Haka e chiede verità insieme alla famiglia

Il 31 luglio 2017, mentre lavorava alla sua pressa in Unicka, Gezim Haka fu ucciso da una scheggia di alluminio che partì dalla lamiera che stava plasmando, colpendolo alla gola e non lasciandogli alcuno scampo

Il 31 luglio 2017, mentre lavorava alla sua pressa in Unicka, Gezim Haka fu ucciso da una scheggia di alluminio che partì dalla lamiera che stava plasmando, colpendolo alla gola e non lasciandogli alcuno scampo. Morì in pochi minuti fra le braccia di un compagno di lavoro.

Verità

«Nella prima sentenza - spiega Loris Scarpa della Fiorm - riguardante il suo decesso sul luogo di lavoro i magistrati stabilirono che la morte di Gezim come una fatalità, una colpa dello stesso lavoratore, provocando sdegno e sofferenza in tutti noi, soprattutto per la moglie e per le due figlie di Gezim. Dopo 4 anni da quell'ingiusta affermazione, il procedimento ha ripreso il suo corso con le prime udienze nel 2021 ed è stato riaperto grazie alla tenacia della famiglia Haka e della Fiom e grazie anche al coraggio dei compagni di lavoro di Gezim che hanno deciso di esporsi e di testimoniare. Loro hanno portato alla luce le vere condizioni in cui si lavorava nell’azienda di Camposampiero, in cui erano avvenuti già altri incidenti prima di quello fatale del 2017. La battaglia legale è, quindi, ancora in atto e la Fiom continuerà a restare accanto alle tre donne, Suzana, Xhanina e Ines, e insieme al loro difenderemo fino all’ultimo la memoria di Gezim per arrivare alla verità». 

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«Come Fiom - conclude Scarpa - non possiamo che auspicare che in questo nuovo procedimento giudiziario si faccia giustizia e si dia finalmente dignità ad un uomo, un marito, un padre, un lavoratore e si conceda un po’ di pace alla sua famiglia. Episodi tragici come quello di Gezim non possono e non devono essere dimenticati perché ogni lavoratore e ogni lavoratrice devono sempre tenere a mente la sacralità della propria vita e che nessuna richiesta proveniente da un datore di lavoro può mettere a rischio l’incolumità di chi la deve eseguire. Fermarsi e dire no sono atti forti, ma indispensabili per scardinare la cultura del “produrre ad ogni costo” che deve essere soppiantata da quella della “sicurezza ad ogni costo”». 

Salute e sicurezza sul lavoro fim fiom uilm 2019-2

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