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Cronaca

Giallo in ospedale, abortisce feto di sette mesi: aperta un'inchiesta

L'intervento chirurgico l'8 marzo in Clinica ostetrica a Padova. Le dimensioni corrisponderebbero alla 27esima settimana, non compatibili con il periodo gestazionale indicato dalla paziente, 32enne

Un aborto fuori tempo massimo. È giallo sull'interruzione di gravidanza avvenuta lo scorso 8 marzo nella sala operatoria della Clinica ginecologica nell’azienda ospedaliera di Padova da parte di una paziente di 32 anni, della provincia di Salerno, ora finita sul tavolo del pm Sergio Dini che - come riportano i quotidiani locali - ha aperto un fascicolo d'inchiesta iscrivendo nel registro degli indagati per procurato aborto la stessa donna. A segnalare l'episodio gli stessi ginecologi che, dopo aver operato la 32enne, si erano trovati di fronte un feto del peso di 705 grammi, una dimensione corrispondente a 27 settimane, quasi il settimo mese, non compatibile con il periodo gestazionale indicato dalla paziente.

COSA PREVEDE LA LEGGE. Da qui la richiesta da parte dei medici di effettuare l’autopsia sul feto e la denuncia alla magistratura. La legge 194 del 1978 prevede infatti l'aborto volontario in Italia entro i primi 90 giorni dal primo giorno dell’ultima mestruazione, senza dover dimostrare che proseguire la gravidanza comporti alcun pericolo fisico o psichico per la donna o il feto. Per interromperla successivamente (aborto terapeutico) è invece necessaria una dichiarazione di un medico specialista che riferisca la patologia della donna o del nascituro, oppure di uno psichiatra nel caso in cui la sofferenza collegata alla prosecuzione della gravidanza sia di tipo psicologico. Anche in questo caso però c'è un limite fissato in 22 settimane, in quanto i feti nati dopo quest’epoca hanno una possibilità teorica di sopravvivere.

L'INDAGINE. Nella cartella clinica, per la quale il pm ha disposto il sequestro, risultava che il feto aveva 22 settimane e due giorni. Gli esami a cui si è sottoposta la paziente prima dell'intervento risalgono al 4 marzo. Le indagini dovranno fare luce sui motivi per cui la donna è stata sottoposta all’aborto e attribuire una precisa data di gestazione del feto.

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