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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

"Gli affreschi di Giotto erano copie" 1°PARTE - componenti permanenti

"L'artista, nel dipingere la cappella degli Scrovegni di Padova, riprodusse scene dalle sacre rappresentazioni". Lo studio di Ubaldo Di Benedetto

"Gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni non sono creazioni artistiche originali, bensì copie delle sacre rappresentazioni". Ad Affermarlo è Ubaldo Di Benedetto. Oltre 35 anni di insegnamento alle spalle, lo studioso è stato docente alla Harvard University, dove ha tenuto diversi corsi di arte. Ha contribuito alla stesura di diversi articoli e libri. Nel 1997, è stato eletto membro della Reale Accademia di Spagna per aver pubblicato studi comparativi. Autore di Polar Day 9, il romanzo, scritto sotto lo pseudonimo di Kyle Donner, che ispirò il film di Emmerich "Il giorno dopo domani". È cattedratico emeritus dal 2012.

LA RUBRICA - "GLI AFFRESCHI DI GIOTTO ERANO COPIE"

"GLI AFFRESCHI SONO COPIE". Dopo anni di studi e ricerche, lo studioso ritiene di aver dimostrato la tesi che Giotto non creò nulla, bensì riprodusse, nelle sue raffigurazioni, il palcoscenico sul quale furono inscenate le sacre rappresentazioni. "Nel 1913, il medievalista Émile Mâle dichiarò che l’iconografia del teatro medievale ebbe un enorme influsso sulla pittura, e non viceversa - scrive Ubaldo Di Benedetto - possiamo ora affermare con certezza che l’iconografia del dramma religioso diede luogo alla scenografia nella pittura".

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DUE COMPONENTI PERMANENTI E TRE ELEMENTI OCCASIONALI DI SCENA. "Le mie ricerche - spiega l'esperto - rivelano che due componenti permanenti del palcoscenico sul quale furono sceneggiate le sacre rappresentazioni e tre elementi occasionali di scena sono visibili negli affreschi di Giotto. La posizione dei protagonisti è conforme a come gli spettatori vedevano le scene, e l’arte di esprimere sentimenti mediante gesti e atteggiamenti del corpo si manifesta, di conseguenza, chiaramente nei dipinti della Cappella Scrovegni".

IL PRIMO COMPONENTE PERMANENTE - LA TELA DI FONDO:

"Il primo componente permanente - spiega Di Benedetto - è la tela di fondo: quantunque la scena sia all’aperto, lo sfondo azzurro è completamente privo di uccelli, alberi o altri elementi naturali. Questo azzurro non è illustrativo come lo sfondo negli affreschi che dipingono scene all’aperto". 

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In "Cacciata di Gioacchino dal tempio", il critico d’arte Giuseppe Basile, analizzando lo sfondo, parlava di "onnipresente involucro azzurro". "Le mie investigazioni mi permettono di attestare che non vi sono elementi naturali nell’onnipresente involucro azzurro, perché questo è la copia pittorica della tela di fondo, non dipinta con elementi scenici, che, nel Medioevo, era installata nel settore posteriore del palcoscenico all’aperto".

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Questo componente permanente aveva la funzione di isolare gli attori dal panorama dietro di loro ed evitava che gli spettatori fossero distratti da quello che occorreva dietro gli attori durante lo spettacolo".

IL SECONDO COMPONENTE PERMANENTE - IL TAVOLATO:

"Il pavimento era costituito da tavole piallate sul quale si presentava la scena. Il 'tavolato' - come lo chiama Ubaldo di Benedetto - e la tela di fondo  rimasero i componenti essenziali del palcoscenico all’aperto nel Medioevo, ma anche nel Rinascimento. Siccome gli spettatori vedevano le presentazioni in piedi, la tela di fondo doveva fare contatto con il tavolato per poter oscurare completamente quanto vi fosse dietro gli attori".

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"Cacciata di Gioacchino dal tempio" è una scena che descrive l’azione all’aperto. Lo sfondo azzurro, pero, non lo indica. Come evidenzia Di Benedetto, "non si vede neanche in singolo elemento del paesaggio dietro il tempio e i protagonisti. In più, lo sfondo azzurro tocca la terra al livello dei piedi come se fosse il muro posteriore di una camera". "L’azzurro è il cielo atmosferico", scrive Luciano Bellosi in Quaderno Pubblication 3, sulla recente restaurazione degli affreschi nella cappella degli Scrovegni: "Se si tratta del cielo atmosferico - si domanda lo studioso - perché ha un orizzonte così basso, che tocca la terra ai piedi di Gioacchino?". Si noti anche come questo cielo atmosferico nell’affresco e la tela di fondo nell’illustrazione della Biblioteca di Cambrai toccano il tavolato allo stesso livello (frecce).

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"Io vidi una tela di fondo a Valencia, Spagna - spiega Di Benedetto - in questa città gli autos sacrantales, versioni delle sacre rappresentazioni, sono sceneggiati ogni anno su un autentico palcoscenico medievale di legno".

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Giotto, secondo il critico d'arte, ne vide una simile a Padova.

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Continua qui: "Gli affreschi di Giotto erano copie" 2°PARTE - Il tavolato inclinato

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