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Cronaca

Nuova aggressione in carcere a Padova, il sindacato di polizia penitenziaria: «Ora basta»

Spiega Giovanni Vona, segretario nazionale per il Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: «Un detenuto violento, di difficile gestione e dal comportamento arrogante, provocatore seriale ha aggredito un poliziotto senza apparente motivo»

Ancora violenze in un carcere del Triveneto, e ancora un'aggressiome nella Casa di reclusione di Padova.

L'aggressione

Su quanto è avvenuto nel pomeriggio di ieri, venerdì 9 febbraio, riferisce Giovanni Vona, segretario nazionale per il Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: «Un detenuto di origini italiane ha aggredito un poliziotto senza apparente motivo. Il detenuto in questione è soggetto con detenzione itinerante nelle carceri italiane: un detenuto violento, di difficile gestione e dal comportamento arrogante, provocatore seriale e assolutamente violento. Infatti, i motivi dei suoi allontanamenti dai diversi istituti sono tutti per aggressione e non solo nei confronti del personale di polizia penitenziaria. È evidente ormai che nei confronti di questi soggetti, l'allontanamento, da un istituto penitenziario all'altro, per motivi di aggressione, non hanno più effetto; anzi, l'unico effetto è quello di spostare il problema senza che lo stesso trovi definitiva soluzione. Forse i tempi, sono maturi per iniziare a parlare dell'individuazione di specifici istituti da organizzare interamente (sia da un punto di vista di sicurezza, ma anche per un regime con particolare attenzione di trattamento socio/rieducativo più calzante alla problematica)  per la gestione di certi soggetti assolutamente restii a qualsiasi regola trattamentale che di convivenza».

Carcere di Padova

Aggiunge Giovanni Vona: «Ormai quello che quotidianamente accade negli Istituti del Distretto del Triveneto non fa più notizia.  Le aggressioni che avvengono pressochè quotidianamente ai danni del personale di Polizia che presta servizio nelle varie carceri sono il simbolo di una gestione fallimentare dell'Amministrazione Penitenziaria. Per fortuna, l'aggressione nei confronti del collega non ha causato lesioni gravi, ma il solo gesto di aggredire gratuitamente chicchessia non può essere tollerato in nessun modo. E qualche fa settimana fa, sempre a Padova, è avvenuto un fatto ancora più grave quando, all'interno della stessa Sezione detentiva, si è consumato il tentato sequestro di una infermiera e sempre per futili motivi, ovvero, attirare l'attenzione, vero l'autore del reato,  per pretendere, nel caso specifico, il trasferimento in un altro istituto. Quest'ultima cosa, in effetti accaduta. Ecco perché, forse si dovrebbe iniziare a valutare seriamente la necessità di individuare istituti penitenziari dove accogliere e gestire soggetti di particolare indole violenta di sopraffazione nei confronti di chi non si piega alle loro assurde richieste che in tutti i casi non sono previsti o addirittura vietati dalla legge. Allo stato, la Casa di Reclusione di Padova, ha una capienza di accoglienza di quasi 80 posti in meno e ciò perché una parte di essa è interessata da lavori di ristrutturazione poiché luoghi con agibilità non a norma e/o non rispondenti alle condizioni previsti dall'ordinamento penitenziario. Il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria annuncia che saranno messe in atto, concrete forme di protesta finche l’Amministrazione non fornirà i mezzi e le soluzioni affinché il problema venga risolto».

Sappe

Donato Capece, che esprime solidarietà al personale del Reparto di Polizia del carcere di Padova, ribadisce ancora una volta che «il Sappe denuncia ormai da tempo la situazione insostenibile delle carceri del Triveneto ma chi dovrebbe intervenire e tutelare continua a tacere ed a restare inerme. Mai udito un silenzio così assordante da parte di questa Amministrazione Penitenziaria. La situazione penitenziaria è sempre più critica. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. Nelle carceri della Nazione e del distretto del Triveneto in particolare serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci - prosegue il leader del Sappe, che fa appello ai sottosegretari alla Giustizia Andrea Delmastro ed Andrea Ostellari  per un incontro urgente - per ristabilire ordine e sicurezza, attuando davvero quella tolleranza zero verso quei detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta».

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