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Cronaca Arre / Via Valli

Spedizione punitiva a casa della famiglia di giostrai, volano bastoni e coltelli: 6 arresti

Il 24 maggio scorso, ad Arre, un'intera famiglia venne aggredita nella propria abitazione di via Valli. Ora i carabinieri sono riusciti a dare un nome ed un volto agli aggressori

I carabinieri della compagnia di Abano hanno inidividuato gli autori dell'aggressione avvenuta il 24 maggio scorso ad Arre. Si tratta di sei giostrai, tutti i italiani accusati di duplice tentato omicidio pluriaggravato, lesioni personali aggravate e porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo.

GLI ARRESTATI. In manette: M.F., 56enne domiciliato ad Arre; T.D., 49enne residente a Solesino; M.F., 49enne padovano senza fissa dimora; M.N., 33enne residente ad Arqua’ Petrarca; M.T., 20enne padovano; M.G., 34enne residente ad Arre. L’operazione è denominata “Arancia meccanica”.

FERITI. Le vittime del raid punitivo erano: il capofamiglia, I.M., 63 anni, giostraio, gravato da pregiudizi, riscontrato affetto da "ferita del dorso con corpo metallico nel contesto dei muscoli paravertebrali", con prognosi di 10 giorni, ricoverato; la moglie, N.T., 58 anni, giostraia, incensurata, riscontrata affetta da "frattura arcata zigomatica destra, parete laterale orbita destra e pareti seno mascellare destra", con prognosi di 30 giorni, ricoverata; il figlio maschio, D.M., 27 anni, operaio, gravato da pregiudizi, riscontrato affetto da "ferita da taglio e penetrante del torace" e ricoverato in prognosi riservata, non in pericolo di vita; la figlia K.M., 41 anni, disoccupata, incensurata, riscontrata affetta da "trauma cranico non commotivo, flc cuoio capelluto, frattura mano sinistra" e dimessa con prognosi 30 giorni; un'altra figlia, G.M., 37 anni, giostraia, incensurata, riscontrata affetta da "contusione dito mano sinistra" e dimessa con 5 giorni di prognosi.

LE INDAGINI. Dopo un’iniziale reticenza ed al termine di una prolungata opera di persuasione da parte dei militari dell’arma, le parti offese – in modo spontaneo e inusuale nell’ambito di comunità sovente al centro della cronaca per la loro “impermeabilità” e la volontà di “risolvere” autonomamente questioni di giustizia (vedasi il recente rogo del camper con la morte di tre sorelle Rom avvenuto a Roma) – si sono affidate a magistrati e forze dell’ordine.

IL MOVENTE. Da radicati rancori fra aggressori e vittime (relativi ad una serie di vicende criminali che avevano visto il coinvolgimento dei due nuclei famigliari) si è giunti a un punto apicale nell’escalation di tensioni: nei giorni precedenti l’aggressione M.I. aveva infatti insistentemente richiesto al fratello F. di convincere il figlio N. ad assumersi la responsabilità delle lesioni invalidanti causate ad un giovane nel corso di una rissa avvenuta nel 2011 in un locale pubblico del padovano (nel corso della quale il ragazzo era stato colpito violentemente con un pugno ad un occhio che gli cagionava la perdita della vista) poiché del gesto era stato  ingiustamente incolpato il figlio D., esposto, oltre che alle conseguenze derivanti dal procedimento penale in corso, a possibili elevatissime richiese risarcitorie della controparte.


 

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