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Cronaca

Artigianianfidi, alcuni uffici delle entrate pignorano i crediti delle aziende a clienti e banche

Di Stasio (Artigianifidi Padova): «E' una "peste fiscale" che uccide le imprese e porta poco alle casse dello stato, un'improvvida iniziativa da spendere subito»

«Credo che alcuni uffici dell'Agenzia delle Entrate, in vista di una non ancor meglio definita "pace fiscale", si stiano ispirando al detto latino per portare a casa quanto più possibile in attesa che il governo metta nero su bianco e decida, finalmente, se vuole o meno agevolare chi ha pendenze (soprattutto se dichiarate) col fisco».

Le proteste

Il direttore di Artigianfidi Padova, Fabio Di Stasio, non si capacita dell'ultima iniziativa che vede, per l'appunto, qualche ufficio delle Entrate pignorare i crediti che le aziende in debito col fisco vantano nei confronti dei loro clienti o i conti correnti accesi presso le banche. «In una situazione com'è quella attuale - continua Di Stasio - col governo che si appresta a varare provvedimenti in favore dei contribuenti in debito col fisco, non si capisce perchè mai non si sospendano queste improvvide iniziative che hanno solo difetti e nessun pregio». E i difetti sono presto detti: non solo il fisco incassa poco perchè così si preclude la strada a rateizzazioni e/o a stralci che porterebbero maggiori introiti alle casse dello Stato, ma alle aziende oggetto del provvedimento causa il mancato incasso delle fatture e ai suoi clienti un fastidioso corollario di ingiunzioni che finiscono per farle decidere di rinunciare a tenere rapporti con quell'azienda. Analogo discorso per i conti correnti bancari che, una volta "prosciugati" dall'ingiunzione delle Entrate, mettono l'azienda nell'oggettiva difficoltà di operare.

Peste fiscale

«Una sorta di "peste fiscale" - aggiunge Di Stasio - che sarebbe bene che il governo convincesse le Entrate a cancellare dalle proprie azioni, se non altro in questo periodo che ci separa dalla legge di stabilità, per evitare quel senso di "stalking tributario" che è l'esatto contrario della "pace fiscale" a cui ha fatto più volte riferimento il vicepresidente Salvini e che avrebbe come destinatari quanti, pur dichiarando il dovuto, non hanno potuto onorare il proprio impegno per sopraggiunte difficoltà economiche. Per equità - conclude - sarebbe giusto che le aziende che vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione potessero rivalersi sui singoli contribuenti che devono pagare l'addizionale comunale, la tari, e così via. Sembra assurdo, ma le Entrate si stanno comportando come se io creditore nei confronti di una qualsiasi amministrazione, andassi a chiedere i soldi che mi deve lo Stato all'inquilino del terzo piano che deve pagare la tassa».

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