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Cronaca

Avvelena e uccide la famiglia con il tallio, metallo acquistato in una ditta padovana

Risolto il giallo del veleno killer di Nova Milanese. La vicenda trova radici a Nordest

Lui e il computer. Esperto di informatica, Mattia Del Zotto, il giovane di 27 anni accusato di aver ucciso tre suoi parenti avvelenandoli con il tallio, viveva tutto il giorno davanti al suo pc. Sul web ha maturato la decisione di sterminare tutta la sua famiglia. Prima ha cercato di procurarsi dell'arsenico poi, proprio perchè l'impresa avrebbe messo a rischio il suo anonimato, ha optato per il solfato di tallio. Così ha creato una casella di posta elettronica con un nome falso: Davide Galimberti. E poi – con grande esperienza – riuscendo a nascondere ogni traccia ha preso i contatti con una azienda di Padova e ha acquistato sei flaconcini di veleno. Secondo i magistrati del Tribunale di Monza e i carabinieri di Desio però non ci sono dubbi: è lui il killer che ha ucciso tre persone della sua famiglia, mandandone all’ospedale altri cinque.

FREDDO E SENZA EMOZIONI.

Chiuso nel suo mondo, muto, indecifrabile. Freddo e senza emozioni. Fino a due anni fa era solo un ragioniere con un lavoro come un altro e una vita sociale molto ristretta. Poi, senza alcun apparente motivo, la totale chiusura a ogni contatto con il mondo esterno. Fino al giugno dell’anno scorso. Quando – per un motivo ancora indecifrabile – ha deciso di sfogare la sua frustrazione e le sue ossessioni contro i suoi familiari: "Li ho uccisi perché erano impuri" ha raccontato ai carabinieri di Desio che sono andati ad arrestarlo. Parole sconnesse che rivelano un forte turbamento emotivo e interiore. E che contrastano con la vita serena e felice della famiglia Del Zotto: un nucleo familiare descritto da tutti come i vicini di casa come ideale. Mai un problema, mai una discussione, una forte unione tra i parenti.

I SOSPETTI.

A far insospettire i carabinieri è stato il secondo caso di avvelenamento: quello del 13 novembre, che investe anche la famiglia Palma. Impossibile che il veleno sia nel cibo, se si trasmette da una casa all’altra. Iniziano indagini ancora più serrate. I carabinieri di Desio perquisiscono la cameretta della casa dove Mattia vive con la famiglia e il padre Domenico Del Zotto. Trovano uno scontrino: 248 euro spesi per acquistare sei flaconi di tallio. E poi, nelle bozze del suo account di posta elettronica falso, gli scambi con l’azienda di Padova dove ha acquistato il tallio. (da Monzatoday)

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