Un bambino di 3 anni cade dalla giostra dell'asilo, provocandosi la fuoriuscita del gomito. Succede nella scuola d'infanzia Vittorino da Feltre dell'Istituto comprensivo Ardigò, in via Galileo Galilei a Padova, nell'orario dell'accoglienza, quando le maestre ricevono i genitori e i loro piccoli. Il fatto risale ormai ad un anno e mezzo fa (era il 21 maggio del 2015): il piccolo nel frattempo ha subìto due interventi chirurgici, mentre i genitori, difesi dall'avvocato Claudia Favaretti, mandano avanti la causa con l'assicurazione della scuola, che vorrebbe risarcire con appena 2mila euro un danno stimabile invece, secondo il legale, tra i 25mila e i 30mila euro.

IL RISARCIMENTO. "Con duemila euro non si coprono neppure le spese mediche", afferma l'avvocato Favaretti, che spiega come nella vicenda ci siano diversi punti ancora da chiarire. Un primo è che, al momento dello sfortunato incidente, a sorvegliare tre classi da venti bambini ciascuna (circa 60 piccoli alunni) ci sarebbero state solo due maestre. Un secondo punto, il più importante, riguarda l'adeguatezza della giostra: "Su questo elemento c'è stata a mio avviso una presa in giro - dichiara il legale - la maestra ci aveva assicurato che il gioco fosse a norma e marchiato Ce, ma così non è, inoltre risulta non omologato, tant'è che, successivamente, ne è stato interdetto l'utilizzo ai bambini e attualmente non è neppure più presente nell'istituto".

LA GIOSTRA NON A NORMA. Oltre alla mancata certificazione Ce, quindi, ci sono le perizie del Comune, secondo le quali la giostra - fabbricata nel 1998 - risulterebbe obsoleta, non adeguata e non omologabile, quindi non conformabile agli standard richiesti dalla normativa vigente in materia di sicurezza. In particolare, sarebbero stati rilevati dei perni non avvitati, gli spazi tra le scalette non sarebbero stati della lunghezza necessaria ad evitare che i piccoli potessero rimanere con la testa intrappolata e i materassi per attutire l'eventuale caduta dei bambini non sarebbero stati sufficienti a coprire tutta la superficie attorno alla giostrina. "La preside mi ha detto che la rimozione del gioco è stata un atto dovuto a seguito delle risultanze delle perizie - spiega Favaretti - la cosa che però non mi spiego è che, secondo la direzione, all'epoca dell'incidente, sarebbe stato a norma, cosa che è impossibile".

L'ALTEZZA DELLA CADUTA. Un altro punto da chiarire è l'altezza dalla quale è caduto il bambino: "Secondo le maestre, sarebbe stata di circa 40-50 centimetri, ma, secondo il medico che ha visitato il piccolo, quelle lesioni sarebbero il frutto di una caduta da un'altezza ben più alta, almeno un metro o un metro e mezzo, oppure di una caduta in un punto dove non sarebbero stati presenti i cuscini antitrauma".

LA RISPOSTA DELLA SCUOLA. "Stiamo cercando di precedere nel modo più protettivo possibile per i bambini e per l'istituto - risponde così, la dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo Ardigò, Chiara Boni - da parte nostra, abbiamo fornito tutti gli atti necessari e fatto eseguire perizie nostre e del Comune. Su questa vicenda esistono molti punti di vista. Noi attendiamo e non crediamo di avere percorso la strada sbagliata. Per quanto riguarda il gioco su cui è avvenuto l'infortunio, lo abbiamo rimosso perché ci è stato detto che non può più essere omologato, ora si trova in un deposito, a disposizione per eventuali misurazioni. Noi, come scuola, dobbiamo tutelare i bambini e le maestre, che, tra l'altro, in un momento come quello dell'accoglienza, si trovano a dover badare ai piccoli e, contemporaneamente, a dover ricevere i genitori, e non è facile. Preciso che comunque il contenzioso non è con la scuola, ma tra l'avvocato e l'assicurazione".