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Cronaca Piazze / Via 8 Febbraio

Bo: gli universitari scendono dal tetto dopo un giorno di protesta

Si è conclusa in tarda mattinata l'occupazione del palazzo universitario del Bo da parte degli studenti che protestano contro le ingenti misure di sicurezza per tutti gli accessi agli spazi del rettorato. Alle 18 sit-in in piazza delle Erbe

È terminata stamattina attorno alle 11.30 l'occupazione della terrazza sul tetto del palazzo del Bo, sede del rettorato, iniziata ieri pomeriggio poco dopo le 16 dagli studenti universitari dell'area antagonista, in pratica i collettivi di Scienze politiche, Lettere e Filosofia e di Psicologia, che ora si definiscono gli "indisponibili".

Preso atto nel corso di un colloquio con il prorettore Francesco Gnesotto, avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri, che il rettore Giuseppe Zaccaria era fuori città e che comunque non intendeva fissare un incontro, gli studenti hanno trascorso la notte sulla terrazza, attrezzati con tende, sacchi a pelo e coperte. Una cinquantina sul tetto e altrettanti nel cortile del Bo, dove fino a tarda ora sono passati anche molti curiosi, attratti dalla musica che "sdrammatizzava" la protesta e creava un clima di festa. 
 
Gli agenti della Digos si sono limitati a tenere la situazione sotto controllo e stamattina è arrivato  il "rompete le righe". Nel corso di una rapida conferenza stampa gli studenti, che protestano contro le misure di sicurezza che impediscono il libero accesso agli uffici del rettorato, hanno spiegato di aver sottoposto a Gnesotto la richiesta di sospendere l'attività della commissione sullo statuto dell'Università, che in questo periodo sta valutando i modi dell'applicazione della riforma Gelmini, fino a quando non sarà avvenuto un chiarimento con il rettore sull'Ateneo "blindato"
 
Ottenuta una risposta negativa e dopo aver occupato il "cuore" dell'Università per una notte, i ragazzi hanno lanciato un appello ai docenti, preceduto da un avvertimento al rettore: "Finisce l'occupazione simbolica, ma Zaccaria non pensi che sia finita". Agli insegnanti gli studenti chiedono di attuare forme di "obiezione di coscienza contro la gestione autoritaria dell'Università". Lo slogan è chiaro e semplice: "L'Università non è una caserma".
 
Quest'appello viene rilanciato oggi pomeriggio, alle 18, con un sit-in convocato in piazza delle Erbe. Per gli studenti "indisponibili" dell'area antagonista è l'occasione per propagandare le parole d'ordine contro la precarietà in vista dello sciopero generale del 6 maggio, proclamato dalla Cgil, sui temi del lavoro.

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