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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Vigonza

Resti umani nel lago di Garda dell'ex pornostar? Il legale della famiglia: "Verosimile, quella è lei"

Mercoledì, all'Istituto di Medicina legale di Padova, al via le perizie sull'involucro che potrebbe contenere il corpo di Federica Giacomini, in arte Ginevra Hollander, scomparsa da mesi. I genitori sono di Vigonza

+++ AGGIORNAMENTO. Si tratterebbe del corpo di Federica Giacomini, in arte Ginevra Hollander, la 43enne ex attrice hard scomparsa da inizio anno a Vicenza. Ne è sicuro l'avvocato Paolo Mele, legale dei familiari residenti nel Padovano a Vigonza, uscito mercoledì dall'Istituto di medicina legale di Padova a cui sono state affidate le perizie sui resti umani rinvenuti martedì nel lago di Garda, nel Veronese. "Al di là dell'accertamento di natura biologica e dell'approfondimento in ambito genetico, per la conoscenza che ho della persona, salvo che non sia una sosia, per me è più che verosimile che sia Federica Giacomini - ha aggiunto Mele - Quello che mi interessava non era tanto la procedura autoptica, ma intanto se dentro quel sacco ci fosse un corpo umano, se questo corpo era di sesso femminile, come nel caso di specie lo è, e soprattutto se poteva verosimilmente essere Federica Giacomini. Purtroppo queste mie tre attese sono state soddisfatte. Ora vado dai genitori - ha continuato il legale - per condividere questo momento. L'importante è riuscire a trovare un posto finalmente dove collocare questa loro unica figlia, e dar loro la possibilità di avere ristoro attraverso la preghiera. Poi il processo si vedrà, le responsabilità si vedranno, sulle cause della morte ovviamente non posso dire nulla visto che è un aspetto legato al segreto istruttorio - ha concluso - di cui dirà in seguito la Procura".

"MORTE VIOLENTA". "Ci sono circostanze che sicuramente fanno presumere che si possa trattare di una morte violenta - ha affermato sempre Mele - Il viso di Federica l'ho visto tante di quelle volte, fin da quando era bambina, fino all'ultimo periodo, il più infelice della sua vita: era una ragazza splendida, consumata poi da una vita sregolata. Il suo viso è quello che ho visto oggi, non per suggestione, ma con il convincimento e la maturità che mi porta a riconoscere lei. Ovviamente il mio riconoscimento non vale nulla - ha precisato - però per me è lei". Secondo il legale "nessuno può suicidarsi, legandosi da solo, coprendosi come una mummia, mettendosi in una bara e poi buttandosi in acqua. Ci sono circostanze che sicuramente fanno presumere che si possa trattare di una morte violenta. Il mio convincimento è che qualcuno, e per me si tratta di Mossoni, deve rispondere di questa colpa gravissima. Tra l'altro per lui non sarebbe neppure la prima volta".

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L'AVVOCATO NELLE SCORSE ORE. "Apparentemente dentro a questo involucro c'è un cadavere, ma ora sarà necessario effettuare dei rilievi per capire se è un corpo umano, se appartiene a una donna e se sul piano morfologico può essere ricondotto a Federica". Queste le parole del legale della famiglia Giacomini, Paolo Mele, in seguito al rinvenimento martedì, a cento metri di profondità nel lago di Garda, di fronte alla riva di Castelletto Brenzone nel Veronese, di un involucro di nylon di alcuni resti che potrebbero appartenere alla 43enne ex attrice hard in arte Ginevra Hollander, scomparsa da Vicenza lo scorso febbraio e di cui risale allo scorso Capodanno l'ultima telefonata ai genitori, residenti a Vigonza.

PERIZIE PER ALMENO 3 MESI. Mercoledì è in programma l'apertura del sacco che potrebbe contenere il corpo della donna. Impossibile di fatto un riconoscimento visivo del cadavere visto che sarebbe in uno stato di decomposizione molto avanzata. Le perizie, affidate all'Istituto di Medicina legale di Padova, provvederanno principalmente a individuare il dna del corpo ed eventuali tracce biologiche di terzi, oltre a riscontrare cause e tempi del decesso. Un lavoro che durerà almeno tre mesi. Le analisi scientifiche interesseranno anche i Ris a cui saranno affidate le perizie sulle tracce ambientali e oggetti rinvenuti in prossimità del corpo, residui di eventuali liquidi, veleni o droghe presenti nel corpo ritrovato e i raffronti tra il materiale usato (nylon, eventuale nastro adesivo o chiodi) e quanto presente nell'abitazione del compagno sospettato dell'assassinio Franco Mossoni o della vittima.

"CHE IL CERCHIO SI CHIUDA". "In ogni caso spero per la famiglia che il cerchio si possa chiudere attorno a questa vicenda, altrimenti non si riuscirebbe a dare una collocazione a tutto questo dolore - ha aggiunto l'avvocato - si tratta di attività complesse e particolarmente lunghe ma necessarie. Al momento di sicuro non si esclude nulla".

INCHIESTA PER OMICIDIO VOLONTARIO. Dopo il ritrovamento dell'involucro, il fascicolo della procura di Vicenza riguardante la scomparsa della Giacomini è diventato per omicidio volontario. Indagato del delitto è il fidanzato 55enne, attualmente rinchiuso con provvedimento restrittivo in un ospedale psichiatrico dopo l'irruzione del febbraio scorso nel nosocomio vicentino vestito da Rambo e con un'arma giocattolo. Il gip Stefano Furlani ha disposto un incidente probatorio con perizia psichiatrica, fissando l'udienza per l'8 luglio. Mercoledì pomeriggio il pm, la polizia e il legale della famiglia dell'ex pornostar si recheranno nell'Istituto di medicina legale di Padova.

IL BARCAIOLO. Chi ha gettato nel lago di Garda l'involucro con il corpo che si sospetta appartenga a Federica Giacomini lo ha fatto con l'aiuto inconsapevole di un barcaiolo di Castelletto di Brenzone. Lo ha accertato la polizia di Vicenza che indaga sulla vicenda. Il barcaiolo ha riferito agli investigatori di essere stato contattato tra fine gennaio e inizio febbraio da un uomo che si è spacciato per biologo, il quale ha preso in affitto l'imbarcazione (con relativo conducente) con la scusa di dover effettuare degli esperimenti. La bara di plastica, ha raccontato il barcaiolo, aveva in effetti alcuni congegni (pulsanti e antenne) che potevano far credere che si trattasse di una strumentazione funzionante. Il finto biologo ha chiesto di essere accompagnato in un punto ben preciso del lago, particolarmente profondo. Poi i due hanno gettato in acqua l'involucro.

IPOTESI PREMEDITAZIONE. La mobile di Vicenza ha accertato che Mossoni era stato visto diverse volte a Castelletto nei giorni della scomparsa di Federica, con camuffamenti vari: una volta con una parrucca, in un'altra occasione con una barba posticcia. Il sospetto è che il sedile anteriore della Fiat Punto dell'uomo, recuperata più tardi dagli investigatori, sia stato tolto (e sostituito con una sdraio) non tanto per occultare le tracce del delitto quanto per trasportare la bara di plastica. Il trasporto, secondo gli inquirenti, deve essere avvenuto nelle ore immediatamente successive alla morte della donna, visto che il barcaiolo ha affermato di non aver percepito alcun odore particolare fuoriuscire dall'involucro. Non si esclude perciò che tutta la complessa operazione per l'assemblaggio del finto "congegno" subacqueo sia stata compiuta addirittura prima del delitto, aprendo quindi la strada all'ipotesi della premeditazione. Quando la Polizia ha aperto l'involucro vi ha trovato all'interno una serie di sacchi di plastica chiusi da nastro adesivo ad avvolgere quello che appare un corpo umano, insieme a pezzi di legno e a un forato di cemento servito per "zavorrare" il tutto. Un manufatto, dunque, particolarmente pesante. Circostanza che apre una ulteriore ipotesi. E cioè se l'assassino sia stato aiutato da un complice nelle fasi del trasporto.

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