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Cronaca Montà / Via Due Palazzi

Suicidio e protesta in carcere Centri sociali organizzano sit-in

Con una nota diffusa via web, l'appello a tutte le associazioni, le realtà e i singoli cittadini di Padova a partecipare al presidio organizzato per lunedì 26 agosto alle 15 davanti al carcere circondariale di Padova

Dopo la rivolta dei detenuti, scoppiata a seguito della morte del 21enne marocchino suicidatosi alla casa circondariale Due Palazzi di Padova giovedì sera in quanto i reclusi non credono ai risultati dell'autopsia e continuano a sostenere la tesi secondo cui il ragazzo sarebbe deceduto a seguito di atti di violenza subiti da alcuni agenti della polizia penitenziaria, la situazione di vita precaria all'insegna del sovraffollamento nel carcere cittadino è tornata di prepotenza alla ribalta.

IL PRESIDIO. I centri sociali, tramite il tam tam via internet, hanno lanciato un appello, rivolto a tutte le associazioni, le realtà  e i singoli cittadini del territorio, a partecipare a un presidio in programma per lunedì 26 agosto alle ore 15 davanti al carcere circondariale di Padova, "per esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza ai detenuti, per dire loro che non sono soli e per denunciare questa vergognosa situazione".

LE PREMESSE DEL PRESIDIO. "Il suicidio nel carcere di Padova della scorsa settimana, il migrante lanciatosi dal tetto del Cie di Gradisca D'Isonzo ricoverato ancora in condizioni gravissime, sono solo la punta di un iceberg - scrivono nell'appello diffuso in rete - Dietro le alte mura di cemento di tutte le strutture di detenzione, si chiamino esse "carceri o Centri di identificazione ed espulsione", gli episodi di autolesonismo e di violenza sono quotidiani. Il sovraffollamento che continuamente viene denunciato stupisce se si pensa che la percentuale di crimini "gravi" nel nostro paese è diminuita negli anni. Esso non è altro che la diretta conseguenza di politiche che aprono , anzi spalancano le porte dei carceri a chi commette "nuovi" reati, e che sono sintomo dell'incapacità di rispondere da parte delle istituzioni al disagio sociale ed economico, crescente nell'attuale crisi".

AMNISTIA E DEPENALIZZAZIONE. "Le uniche soluzioni propinate dai governanti - continuano i promotori del presidio, avanzando le proprie richieste - quali: i nuovi pacchetti sicurezza, la costruzione di ulteriori carceri o l'infilare tra le righe dei Decreti Legge ulteriori norme repressive, come sta facendo il governo Letta con il "decreto antifemminicidio" (se così lo si può chiamare), non possono assolutamente essere la risposta. Oggi l'unica scelta possibile e praticabile che tutti insieme "dobbiamo" pretendere è un atto di Amnistia, ma che lasciato solo diverebbe un palliativo temporaneo. Infatti, a nulla servirebbe se non accompagnato dalla depenalizzazione dei reati connessi alle "indegne" leggi Bossi-Fini, Fini Giovanardi ed ex Cirielli, oltre alla immediata abrogazione delle stesse e alla cancellazione del reato di Clandestinità".

VIOLENZA DELLE FORZE DELL'ORDINE. "Esiste un altro aspetto drammatico - aggiungono infine - presente dentro e fuori il carcere: la violenza perpetrata dalle cosiddette "forze dell'ordine" che invece troppo spesso si trasformano in carnefici. Ciò accade quotidianamente: violenze fisiche o psicologiche, spesso nascoste e impunite anche quando arrivano a spezzare delle vite, come è successo a Federico Aldrovandi o a Stefano Cucchi, fino al più recente episodio ligure. Per questo motivo non sono più rinviabili un dibattito serio e l'approvazione di una legge che introduca il reato di tortura: gesto simbolo della volontà di cambiamento di fronte ad una situazione insostenibile".

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