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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Cervelli in fuga ritornano: stanziati per il rimpatrio 2 milioni di dollari

Due giovani scienziati finanziati dalla fondazione Armenise-Harvard, Andrea Lunardi e Graziano Martello, scommettono sul futuro della ricerca italiana rispettivamente alle università di Trento e Padova

Perché tornare, proprio adesso, nel bel mezzo della crisi? I nostri ricercatori si sentono fare spesso questa domanda e forse all’inizio se la sono posta anche loro. Prendere la decisione di tornare in Italia per intraprendere una carriera scientifica richiede alcune caratteristiche ammirevoli: intenzione a stabilirsi nel miglior istituto di ricerca, attaccamento al paese di origine e, inoltre, un po’ di coraggio, come ce n’è voluto per partire anni prima. Fortunatamente per la comunità scientifica italiana, sono molti questi giovani coraggiosi e ogni anno il programma Armenise-Harvard Career Development Award attira alcuni dei migliori e promettenti ricercatori, italiani e internazionali. Adesso è il turno di Andrea Lunardi e Graziano Martello. La collaborazione tra la fondazione Armenise-Harvard e prestigiose università italiane, come quella di Trento e di Padova, continua quindi a dare i suoi frutti e sono già diciannove i giovani ricercatori, italiani e stranieri, che hanno deciso di scommettere sul loro futuro, lasciando brillanti posizioni all’estero per aprire i propri laboratori in Italia.

A TRENTO: TUMORE ALLA PROSTATA. Andrea Lunardi proviene dal Cancer Research Institute, diretto dal professor Pier Paolo Pandolfi, del Beth Israel Deaconess Medical Center e Harvard Medical School di Boston. A settembre dirigerà il suo gruppo al Centre for Integrative Biology (Cibio) dell’università di Trento, diretto dal professor Alessandro Quattrone. Le sue ricerche sono incentrate sulla comprensione sia dei meccanismi responsabili della transizione da indolente a metastatico del tumore alla prostata, sia di quelli responsabili dello sviluppo di resistenza a differenti tipi di terapia. Il fine ultimo di tale ricerca sarà duplice, da un lato l’identificazione di nuovi e più affidabili bio-markers possibilmente circolanti in sangue, urine, o sperma, in grado di discriminare i tumori indolenti da quelli aggressivi, dall’altro la caratterizzazione di nuovi possibili targets terapeutici, la modulazione dei quali possa limitare il potenziale metastatico tumorale o la capacità di sviluppare resistenza a specifici trattamenti.

graziano martello-2A PADOVA: CELLULE STAMINALI PLURIPOTENTI. Graziano Martello, dal Medical Research Council Centre for Stem Cell Research, Università di Cambridge, sta allestendo il suo laboratorio all’università di Padova, dipartimento di Biologia molecolare, diretto dal professore Giorgio Palù, per avviare un progetto sulle cellule staminali pluripotenti, che hanno un potenziale differenziativo illimitato: queste cellule possono dare origine a qualunque tipo cellulare presente nell’organismo. Le cellule staminali pluripotenti sono state inizialmente ottenute dal topo, ma attualmente è possibile ottenerne anche dall’uomo senza l’impiego di embrioni o animali adulti. La nostra conoscenza delle cellule pluripotenti umane è però ridotta, si conoscono solo pochi geni e segnali importanti per controllare il loro comportamento e questo costituisce un limite al loro impiego. L’obiettivo della ricerca di Graziano Martello è di comprendere quali siano i meccanismi molecolari chiave per il controllo dell’identità delle cellule pluripotenti umane, avvalendosi di approcci biochimici e computazionali. Le possibilità terapeutiche delle cellule staminali pluripotenti sono svariate, dalla ricostruzione di tessuti come la pelle o il sangue, ma l’interesse particolare di Martello è sulla neurodegenerazione.

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