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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

«180 operazioni al giorno e oltre 25 trapianti»: l'attività dell'Ospedale di Padova extra-Coronavirus

Gli aggiornamenti dall'Azienda Ospedaliera di Padova, che prosegue la sua lotta al Covid-19: «Abbiamo già dimesso 178 pazienti che erano positivi, affiancandoli con un intervento riabilitativo unico in Italia»

«Vogliamo rendervi partecipi di quello che facciamo in Azienda Ospedaliera per tutti gli ammalati»: con queste parole Luciano Flor, direttore generale dell'Azienda Ospedaliera di Padova, introduce il nuovo punto stampa telematico.

Daniele Donato

Daniele Donato, direttore sanitario dell'Azienda Ospedaliera di Padova: «Facciamo il punto di quello che sta accadendo all'interno dell'Azienda Ospedaliera. Abbiamo 1.208 presenti, un numero di pazienti davvero molto importante considerando anche l'ospedale Sant'Antonio. Di questi 135 sono positivi al Coronavirus, con 19 in area critica ma ne abbiamo anche già dimessi 178. Sono attive 11 tende vicino all'edificio di Malattie Infettive e le persone che si sono finora rivolte sono 8.890, quindi numeri veramenti importanti. Per quanto riguarda l'attività chirurgica riusciamo comunque a garantire 180 interventi al giorno con una riduzione di circa 70/80 interventi al giorno rispetto a quando lavoriamo a pieno regime. Nascono inoltre 8-9 bambini al giorno. L'attività trapiantologica è continuata, tanto che dal 21 febbraio sono stati effettuati 6 trapianti di fegato di cui 2 nell'ultima settimana e uno in corso, 19 trapianti di rene di cui uno in corso e uno di cuore. Per quanto riguarda le attiviità abulatoriali dalle 4.500 al giorno siamo scesi a 1.500».

Giovanni Carretta

Giovanni Carretta, direttore medico dell'Azienda Ospedaliera di Padova: «Le misure di isolamento stanno dando grandi risultati, ma tutti sono chiamati a fare uno sforzo ulteriore. I cittadini devono indossare le mascherine per evitare che le famose "goccioline" che portano il virus possano diffondersi nonché i guanti. Per quanto riguarda le mascherine Ffp3 dotati di valvola di efflusso e non di filtro il soggetto che sta vicino a chi la indossa entra in contatto con l'aria emessa perché le valvole sono pensate non per filtrare l'aria ma per aumentare il comfort di chi le indossa quindi sono sovradimensionate per l'uso comune ma adatte per l'uso ospedaliero».

Ivo Tiberio

Ivo Tiberio, direttore dell'Unità Operativa Complessa Anestesia e Rianimazione dell'Ospedale di Padova: «Sono passati per l'esattezza 50 giorni da quel famoso 21 febbraio. Questa emergenza ci ha impegnato e ci sta impegnando molto dal punto di vista fisico, professionale, psicologico ed emotivo. Questa settimana la pressione sulla necessità di ricoveri in rianimazione si è ridotta sensibilmente.Abbiamo trattato finora 38 pazienti di cui 20 dimessi e trasferiti a un livello assistenziale inferiore perché noi siamo al livello più elevato. La degenza media è stata di 13,5 giorni con un'età media di 63 anni. Abbiamo dimesso tre pazienti ultraottantenni di cui uno di 83 anni ricoverato per 34 giorni. I 12 pazienti attualmente ricoverati hanno una degenza di 22 giorni e un'età media di 68 anni, sono pazienti con decorsi più difficili ma per la maggior parte di loro stiamo per entrare nella fase riabilitativa »

Stefano Masiero

Stefano Masiero, direttore dell'Unità Operativa Complessa di riabilitazione ortopedica dell'Ospedale di Padova: «Forse siamo gli unici in Italia a fare un intervento riabilitativo così intensivo, ovvero ci affianchiamo agli interventi della rianimazione mettendo a disposizione un fisioterapista con un programma di lavoro riabilitativo di circa 10 ore al giorno all'interno della terapia intensiva a rotazione per sei giorni a settimana. Ogni paziente viene trattato mediamente dalle due alle quattro volte al giorno perché bisogna fare interventi brevi e ripetuti per non affaticarli. così facendo il paziente può essere dimesso più velocemente ma soprattutto riduciamo le conseguenze legate al Coronavirus. Più noi facciamo riabilitazione durante il ricovero più ipotechiamo il risultato finale a distanza. Questa è una vera sfida».

Lorenzo Calò

Lorenzo Calò, direttore del reparto di Nefrologia dell'Ospedale di Padova: «Questa esperienza ci ha provati molto, e abbiamo sin da subito costituito una task force per affrontare anche l'aspetto dei problemi ai reni legati al Coronavirus, che causa un'insufficienza renale acuta. Il trattamento consiste in una forma di depurazione extra-corporea che deve essere continua perché utilizzando dei filtri particolari e piuttosto costosi ci permettono di trattare il paziente per tre giorni di seguito in modo da catturare queste molecole infiammatorie e rendere più sostenibili tutti gli altri approcci terapeutici per i pazienti Abbiamo trattato sette pazienti molto critici, e di questi sei sono andati molto bene superando la fase critica mentre un paziente giunto in condizioni già estremamente critiche purtroppo non ce l'ha fatta. Questo trattamento innovativo l'abbiamo anche tradotto in termini letterali per renderlo disponibile al resto della comunità medico-scientifica e metterla a punto dati gli ottimi risultati ottenuti».

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