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Cronaca Montà / Via Due Palazzi

Celle chiuse e controlli: la penitenziaria chiede norme per contrastare il Coronavirus in carcere

Il sindacato Sinappe lancia una serie di proposte all'amministrazione penitenziaria, a cui anche la sezione padovana aderisce, per scongiurare il rischio di contagio

Dinamiche sanitarie in continua evoluzione, contatti frequenti con persone che frequentano i penitenziari, colloqui, detenuti con permessi premio e di lavoro. Sono tutti fattori che, secondo Sinappe, potrebbero favorire il contagio da Coronavirus anche all'interno delle carceri italiane. La segreteria padovana del sindacato di polizia penitenziaria appoggia le proposte avanzate da quella nazionale ai vertici dell'amministrazione chiedendo maggiori controlli.

Celle chiuse

Lunedì è stata redatta una nota inviata al presidente dell'amministrazione penitenziaria Francesco Basentini dove vengono espressamente richieste misure di gestione più stringenti da applicare non solo nelle strutture vicine ai focolai del contagio (tra cui il Due Palazzi) ma in tutte le carceri, in risposta al documento diramato il 22 febbraio a livello nazionale con le direttive da adottare. La prima richiesta è di tornare temporaneamente al sistema "a celle chiuse": la maggior parte dei penitenziari applica le "celle aperte" per gran parte del giorno, con i detenuti liberi di raggiungere gli spazi comuni e partecipare alle attività di reintegro sociale. «Anche se sono ambienti più facilmente controllabili - si legge nella nota - il contagio non si può escludere a causa dei numerosi contatti con la comunità esterna come i colloqui con familiari, avvocati, magistrati, religiosi, educatori, psicologi, volontari. Senza contare i detenuti in ingresso di cui è impossibile ricostruire storia e itinerari recenti».

Attività e colloqui

Inoltre Sinappe propone di sospendere temporaneamente attività e incontri, ma anche di evitare le prestazioni sanitarie non urgenti: «Sarebbe opportuno aumentare i colloqui telefonici e diminuire quelli di persona, chiedendo il supporto delle Asl per avere personale specializzato che controlli le persone che entrano ed escono come avviene negli aeroporti, compresi i detenuti che lavorano all'estero o sono in semilibertà e in permesso».

Dotazioni per il personale

Preoccupazione destano anche le dotazioni per gli agenti: «Auspichiamo che a tutti siano fornite mascherine, guanti e disinfettanti - prosegue Sinappe - e che venga normativizzata la regola su eventuali assenze per giorni di esenzione».

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